Tra il 14 e il 15 novembre scorsi, si è tenuto a Baku il Forum dei leader religiosi mondiali. Un incontro ad altissimo livello, con più di 70 Paesi presenti, e con l’intervento oltre che di rappresentanti delle diverse comunità e centri di cultura islamici sparsi per il mondo, di una qualificata delegazione del Vaticano, del rabbino capo di Gerusalemme e di altri esponenti del mondo ebraico, nonché della Chiesa Ortodossa rappresentata dallo stesso Patriarca di Mosca Kiril II. Senza dimenticare esponenti del buddhismo e del taoismo. Nella delegazione italiana il presidente del Coreis, Yahya Pallavicini, e il junior fellow de “Il Nodo di Gordio” Luigi Capogrosso.
Il Forum è stato promosso dalla Presidenza della Repubblica dell’Azerbaigian, e si è concluso, dopo due giorni di intenso dibattito, con una dichiarazione che ne ha, sostanzialmente, riassunto temi ed obiettivi. Al centro la questione della convivenza fra le diverse fedi religiose e la lotta ad ogni forma di radicalismo che cerchi di sfruttare la fede per generare divisioni e conflitti.
Una problematica di grande attualità, visto che nel mondo del dopo Guerra fredda proprio le differenze religiose sono divenute la base e lo strumento di nuove ideologie volte a scatenare caos e disordine. Ideologie che distorcono la dottrina e sfruttano nuove forme di disagio e di fanatismo per scopi che con la fede nulla hanno a che vedere. Ideologie estremamente pericolose, che minacciano sia la stabilità interna di singoli Paesi, sia gli stessi equilibri mondiali. Come ha dimostrato, drammaticamente, la recente parabola del cosiddetto Stato Islamico.
Il messaggio che viene dalla Dichiarazione di Baku è che le religioni sono, si potrebbe dire per natura, strumenti per favorire dialogo e convivenza civile e non cause di conflitto o, addirittura, scontro di civiltà. E proprio l’Azerbaigian, che ha promosso il Forum, ne è un esempio. Paese a maggioranza islamica, con la presenza, però, di minoranze ebraiche e di cristiani di diverse confessioni, fra i quali gli Udi, ciò che resta della Chiesa Albana, testimone della prima diffusione del Cristianesimo nella regione caucasica, così come i cattolici sono rappresentati oggi a Baku nell’unica chiesa cattolica del Caucaso, quella dell’Immacolata Concezione. Una costituzione laica, ma assolutamente priva di pregiudizi laicisti, garantisce la pacifica convivenza fra tutti questi gruppi religiosi sin dalla nascita della prima Repubblica dell’Azerbaigian. Convivenza e armonia che sono tra gli elementi che hanno favorito la crescita sociale ed economica del Paese, tutelandolo dalla penetrazione del radicalismi e del terrorismo.
Degli anticorpi che il Forum di Baku vorrebbe esportare in tutto il mondo, con particolare attenzione a quel Grande Medio Oriente - che si estende dal confine Indo-pachistano sino al Maghreb - che in questi ultimi decenni è stato teatro delle più violente crisi capaci di destabilizzare i già fragili equilibri mondiali.
(*) Senior fellow think tank “Il Nodo di Gordio“
Aggiornato il 05 dicembre 2019 alle ore 11:41