Non spegniamo i riflettori sull’occupazione russa dell’Ucraina

Si è svolta a Roma un'importante tavola rotonda tesa a riaccendere l'attenzione sull'attualità del conflitto ucraino e l'aggressione della Russia. L'evento è stato organizzato dalla Federazione Italiana Diritti Umani con la moderazione del presidente Antonio Stango. Hanno partecipato ai lavori, il senatore Roberto Rampi, membro dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, Olexiy Melnyk, co-direttore della politica estera e dei programmi di sicurezza internazionale del Centro Razumkov, Leonid Polyakov, presidente del consiglio di esperti del Centro ucraino di studi sull'esercito, la conversione e il disarmo, Iryna Dovhan, volontaria, attivista ed ex-prigioniera dei terroristi a Donetsk, Benedetto Della Vedova, già parlamentare italiano ed europeo e sottosegretario agli Affari Esteri, la deputata Lia Quartapelle  e Maria Tomak, coordinatrice di Media Initiative for Human Rights.

Tutti i relatori hanno sottolineato l'importanza di far conoscere alla comunità europea e ai cittadini dell'Europa cosa sta accadendo davvero in Ucraina, continuando a denunciare gli abusi dell'autorità russa nel paese. La paura generale, hanno dichiarato i relatori, consiste nel non intravedere una via di uscita dall'attuale situazione e quindi il timore che il conflitto possa continuare ancora per numerosi anni è molto alto e vivo in Ucraina e nella comunità ucraina residente in Italia. Durante i lavori sono state analizzate le azioni della Russia e l'interferenza delle truppe di Putin nel territorio dell'Ucraina. Tutti i funzionari di alto rango e i dirigenti d'azienda della Crimea sono stati rimpiazzati da personale proveniente dalla Russia. Le società ucraine di telefonia mobile sono state disabilitate, mentre è stata negata la registrazione a tutti i mezzi di comunicazione e stampa indipendenti, anche blog e quotidiani online. La legge russa obbliga i provider a conservare per sei mesi ogni informazione e a disabilitare qualsiasi sito, se definito come non ufficiale dai servizi di sicurezza (FSB). Dichiarare di preferire il ritorno della Crimea all'Ucraina è divenuto un reato penale grave ed è pericoloso anche usare in pubblico le parole "Crimea", "Russia" e "Ucraina".

Le proprietà statali ucraine e più di quattrocento società pubbliche sono state confiscate; lo stesso è accaduto per importanti aziende private non allineate con il nuovo sistema politico russo.

Particolarmente toccante è stato l'intervento dell'ex prigioniera russa in territorio ucraino, Iryna Dovhan, che ha dichiarato: "Nell'anno 2014 si è avuta una martellante propaganda della Russia ed è stato diffuso subito che nel caso di un Donbass russo la vita degli ucraini sarebbe migliorata, le tasse si sarebbero abbassate e la moneta avrebbe avuto un importante successo. In molti hanno iniziato a credere a questa propaganda. Invece, tanti cittadini della zona hanno iniziato a lasciare il paese e ad abbonare le proprie abitazioni. Nel 2014 è stato creato un clima adatto e brutale per preparare l'occupazione e infiammare gli animi dei cittadini con la sofferenza e la fame. Nelle zone soggette al conflitto mancava tutto e le truppe russe hanno ridotto alla fame la popolazione locale. Ho iniziato ad aiutare le forze armate ucraine nel nome del mio paese e sono stata arrestata dalle forze russe perché ho aiutato il mio popolo. Sono stata picchiata, hanno rubato tutto ciò che possedevo e volevano sapere tutti i nomi di coloro che aiutavano le truppe ucraine. Il terzo giorno mi hanno infilato un cartello addosso scrivendo di rappresentare una criminale e che sono stata protagonista di assassinii nei confronti di bambini, classificandomi come fascista e facendomi dichiarare altre falsità con la paura di altre percosse. Nel Donbass vi è un campo di concentramento dove coloro che non sono filo russi vengono rinchiusi. Vi sono centinaia di persone e anche numerose donne. In tutti questi anni non è stato permesso ai rappresentanti dell'Onu e della Croce Rossa Internazionale di entrare nel campo. La cosa più orribile che penso è che ancora oggi quello che ho vissuto accade nelle zone sotto occupazione. Ciò è allucinante e mi crea numerosi problemi con la mia salute e la mia serenità psicofisica".

Conosciamo cosa è accaduto dopo l'occupazione della Crimea. Ribelli e militari russi armati hanno saccheggiato, ammazzato e occupato i palazzi governativi di diverse città dell’Ucraina orientale quali Donetsk, Kharkiv e Luhansk. Gli scontri e i combattimenti durano da allora, in un contesto di sempre maggiori tensioni tra le autorità della Russia e le numerose democrazie dell’Occidente intervenute con sanzioni economiche in difesa degli interessi dell’Ucraina e del futuro della patria europea. L'Europa dovrebbe intervenire in modo concreto, pragmatico e definitivo rilanciando la patria europa come patria dei diritti e dello stato di diritto, senza far cessare la propria solidarietà alla vicinissima nazione Ucraina.

Aggiornato il 31 ottobre 2019 alle ore 13:49