L’Ue, la violazione dei diritti in Ucraina e le sanzioni alla Russia

Molto toccanti sono state le immagini dell’attesissimo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina che dovrebbe rigenerare gli accordi di Minsk per porre fine al conflitto nel Donbass, tra esercito ucraino e forze filorusse che fin ad ora ha causato la morte di almeno 13mila persone. Gli aerei con a bordo le persone liberate sono atterrati recentemente a Kiev e a Mosca e lo scambio ha coinvolto in tutto 70 detenuti. Nonostante l’apparente stabilizzazione dei rapporti, le accuse ucraine di violazioni della Convenzione europea sui diritti umani da parte della Russia in Crimea sono attuali e condivisibili.

Il Consiglio europeo ha prorogato di altri sei mesi, ovvero fino al 15 marzo 2020, le misure restrittive in risposta ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina. Le misure consistono nel congelamento di beni e in restrizioni di viaggio e si applicano attualmente a 170 persone e 44 entità.

In risposta alla crisi in Ucraina sono in vigore altre misure dell’Ue, tra cui sanzioni economiche riguardanti settori specifici dell’economia russa, attualmente in vigore fino al 31 gennaio 2020 e misure restrittive in risposta all’annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli, limitate al territorio della Crimea e a Sebastopoli, attualmente in vigore fino al 23 giugno 2020. Le istituzioni ucraine nel nostro Paese continuano a fornire dati e documentazione inerenti la sistematica violazione dei diritti civili e politici da parte dei paramilitari filorussi nei territori ucraini sotto occupazione.

Una guerra silenziosa, alle porte dell’Europa, contro il popolo ucraino e contro uno stato sovrano. Detenzioni arbitrarie, torture, esecuzioni sommarie, processi sommari, sequestri di civili e militari, abusi di ogni genere.

La Comunità internazionale farebbe bene a predisporre l’invio in Crimea e nella parte orientale dell’Ucraina, dove continua un conflitto, di osservatori indipendenti e l’Unione europea ha il dovere di monitorare la situazione e far sentire la propria solidarietà alle istituzioni libere della Repubblica di Ucraina. Fermare l’aggressore e l’arroganza in Ucraina delle istituzioni russe, rafforzare le misure sanzionatorie contro il regime del Cremlino allo scopo di proteggere l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina entro i confini internazionalmente riconosciuti è la richiesta appello lanciata da tempo dall’ambasciatore ucraino a Roma, Yevhen Perelygin.

Negli ultimi anni il processo di russificazione della penisola è continuato senza precedenti. I cittadini residenti sono diventati di fatto cittadini russi tramite “procedure agevolate” di concessione della cittadinanza che ha portato all’emissione di circa due milioni di passaporti. Un atto inaccettabile secondo le convenzioni internazionali che merita attenzione da parte della comunità internazionale e che non può continuare ad avvenire alle porte dell’Unione europea.

Aggiornato il 16 settembre 2019 alle ore 13:06