Al-Shabaab in Somalia, per l’Onu non è terrorismo

La collocazione di determinati atti di terrorismo nel contesto dei conflitti armati è sempre stata un problema del diritto internazionale umanitario, in quanto la loro esatta qualificazione può legittimare gli Stati a svolgere azioni militari contro i gruppi che li compiono.

In merito alla definizione di “terrorismo”, ancora non risulta esistere una posizione universalmente condivisa e il concetto rimane uno dei più problematici delle scienze giuridiche e sociali. Storici degli ultimi anni del secolo scorso hanno affermato che “una definizione organica di terrorismo non esiste né si formerà in un futuro prevedibile” e, tuttora, il pensiero dominante riporta che la nozione si possa individuare sulla scorta dei trattati che hanno come oggetto la specifica materia, come ad esempio la Convenzione delle Nazioni Unite sul finanziamento al terrorismo.

La comparsa di nuove formazioni armate connotate spesso da controllo del territorio e da organizzazione pseudo statale quali l’Isis in Iraq e Siria o Al-Shabaab in Somalia sembrava aver facilitato le interpretazioni in una direzione ma una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dello scorso 30 agosto non ha incluso Al-Shabaab nella lista dei gruppi terroristici creando ulteriore disorientamento.

L’inclusione era stata richiesta dal Kenya a seguito di recenti attentati a Nairobi e sul proprio territorio di chiara matrice Al-Shabaab. La procedura è prevista dalla Risoluzione n. 1267 del 1999 con la quale il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha introdotto misure drastiche per la lotta al terrorismo tra cui il blocco di ogni tipo di finanziamento o flusso di denaro verso qualsiasi Paese, gruppo o persona legati, in qualche modo alle reti terroristiche – inizialmente solo Al Qaeda – sulla base di una black list gestita da un apposito apparato: il Comitato per le Sanzioni.

Ulteriori risoluzioni in risposta al più recente fenomeno dell’Isis e ai numerosi attentati terroristici perpetrati anche in Europa hanno ulteriormente rafforzato i dispositivi di contrasto alle fonti di finanziamento dei gruppi inasprendo altresì il sistema sanzionatorio degli ordinamenti interni degli Stati membri.

Prima della decisione presa dal Consiglio di Sicurezza in merito ad Al-Shabaab i rappresentati del governo somalo e varie Ong hanno messo in guardia le Nazioni Unite dall’aggiungere la formazione somala nella speciale lista in quanto la decisione avrebbe potuto paralizzare il ciclo di aiuti in Somalia aggravando in tal modo una già disastrosa situazione umanitaria.

Le organizzazioni umanitarie dichiarando che con l’inclusione delle formazioni somale nella black list avrebbero lavorato fuori dalle norme hanno avuto gioco facile. La conclusione però ha riacceso il dibattito in merito alla definizione di terrorismo e comunque conferma il ruolo di supporto economico e politico-sociale dei gruppi jihadisti nelle aree di crisi in sostituzione dei governi evidenziando il fallimento se non la mancanza di una politica univoca e unidirezionale della comunità internazionale nel Corno d’Africa.

Aggiornato il 03 settembre 2019 alle ore 12:42