Nicaragua: Ortega ritira la “riforma” delle pensioni

Tempi duri per le dittature comuniste in America Latina. Dopo l’esodo di massa di cittadini venezuelani in fuga dal regime di Nicolàs Maduro, eri il “presidente” del Nicaragua – Daniel Ortega (già leader del famigerato Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale) – ha deciso di ritirare la riforma del sistema pensionistico che nelle ultime settimane aveva scatenato violenti scontri nel paese, provocando la morte di almeno venticinque persone, tra le quali un giornalista. La “riforma”, che era entrata in vigore mercoledì scorso, prevedeva una tassa del 5 per cento su tutte le pensioni e un aumento dei contributi per lavoratori e datori di lavoro. Ortega ha dichiarato che il suo governo è pronto ad avviare negoziati sulla riforma in modo che “non ci sia più terrore per le famiglie nicaraguensi”, sottolineando però che il dialogo avverrà solo con i rappresentanti del mondo imprenditoriale e non con altri settori della società. Ortega ha anche cercato di giustificare il pesante intervento della polizia affermando che i dimostranti (in maggioranza studenti universitari) sono stati manipolati da una non meglio specificata “minoranza” di interessi politici e infiltrati da gruppi criminali.

La realtà, come ha raccontato a Maurizio Stefanini de “Il Foglio” il costituzionalista nicaraguegno Gabriel Álvarez è che il Nicaragua è ormai governato da un regime che – come quello di Maduro – con la democrazia ha davvero poco a che fare. “Ci sono decine di desaparecidos – spiega Álvarez - centinaia di arresti, incendi, saccheggi, distruzioni”. Secondo i social network, poi, sarebbe lo stesso governo ad organizzare gli assalti ai centri commerciali per giustificare lo stato di emergenza, la sospensione delle garanzie costituzionali e l’intervento dell’esercito contro i dimostranti.

“Dopo essersi confermato al potere in modo truffaldino – continua Álvarez – Ortega ha governato praticamente appoggiandosi solo a un piccolo ma influente gruppo di imprenditori. Tutti gli analisti più avveduti avvertivano che il modello non era sostenibile, e infatti adesso Ortega aveva emanato un decreto per riformare aspetti importanti della sicurezza sociale. Maggiori quote per i datori di lavoro, maggiori quote per i lavoratori, ticket sull’assistenza sanitaria. Stavolta non aveva l’accordo di questo gruppo di imprenditori. Due giorni prima del decreto c’era stato un grave incendio forestale, che il governo ha gestito malissimo. Sono stati questi due i detonanti della protesta degli studenti universitari: una protesta assolutamente spontanea e convocata attraverso le reti sociali. Ma subito agli studenti si sono aggiunti i quartieri popolari, e abbiamo visto bastioni storici del sandinismo scendere in piazza. Ormai non basta più il ritiro del decreto. La gente chiede nuove elezioni nazionali libere e corrette, il ritorno allo stato di diritto. Più che ritirare il decreto Ortega dovrebbe ritirarsi lui, per permettere il ritorno alla normalità democratica”. Cosa che, naturalmente il dittatore sandinista non ha alcuna intenzione di fare.

Aggiornato il 23 aprile 2018 alle ore 13:44