Brexit, il Parlamento Ue boccia i negoziati: “Pochi progressi”

“Progressi insufficienti”: il Parlamento europeo ribadisce il suo ruolo di guardiano nel processo della Brexit e boccia l’andamento dei negoziati, con una risoluzione critica approvata a larghissima maggioranza dalla plenaria di Strasburgo. Un voto, peraltro, in linea con quanto riferito in aula dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker e dal capo negoziatore Michel Barnier. Per entrambi, ancora non sono stati fatti i progressi richiesti per proseguire con la seconda fase del negoziato, quella relativa ai rapporti futuri tra Ue e Gran Bretagna. Secondo gli auspici, sarebbe dovuta iniziare a ottobre ma a questo punto tutto fa pensare a uno slittamento, a meno di clamorose e improbabili accelerazioni la prossima settimana nel quinto round di negoziati. L’Eurocamera, che lo scorso aprile aveva già prodotto una prima risoluzione sui paletti da seguire nei colloqui, conferma ora la sua volontà di seguire passo passo il processo. Sarà l’aula di Strasburgo a dovere dare o meno il via libera all’accordo finale. E gli eurodeputati hanno più volte ventilato la possibilità di mettere un veto. I 27, chiamati al Consiglio europeo di ottobre a esprimersi sui progressi dei negoziati, difficilmente dunque potranno non tener conto della posizione dell’Eurocamera. Anche perché essa coincide con quella della Commissione. Juncker e Barnier hanno elogiato il “tono ottimistico” del discorso di Theresa May a Firenze ma - ha bacchettato Juncker - “i discorsi non sono posizioni negoziali”. “Restano divergenze serie - ha ammonito Barnier - in particolare per quanto riguarda il regolamento finanziario: non accetteremo di pagare in 27 ciò che è stato deciso a 28”.

Ma la distanza si registra anche sugli altri nodi caldi del dossier, la questione della frontiera dell’Irlanda del Nord e la tutela dei diritti dei cittadini europei nel Regno Unito. Tema quest’ultimo su cui David Davis da Londra si è detto peraltro “certo” di poter raggiungere presto un accordo. Molto critico il coordinatore del team di europarlamentari che segue la Brexit, il capogruppo liberale Guy Verhofstadt. “Dall’altra parte del tavolo negoziale manca chiarezza - ha denunciato -, c’è addirittura disunione. C’è un’opposizione tra Hammond e Fox, divisioni tra Johnson e May. È difficile fare progressi”. Il capogruppo dei popolari, il tedesco Manfred Weber, si è spinto ad auspicare un licenziamento del ministro degli Esteri Boris Johnson. “Darebbe chiarezza”, dice. Mentre il capogruppo socialista Gianni Pittella ha condannato come “inammissibile che le autorità britanniche facciano già gravare sui cittadini Ue non britannici adempimenti discriminatori”. Bordate al governo britannico sono arrivate anche dal massimo fautore della Brexit, l’eurodeputato dell’Ukip Nigel Farage, che ha accusato la premier May di “implorare” la Commissione per un periodo di transizione, ha auspicato un suo siluramento e si è detto “d’accordo con le critiche che ho sentito in quest’aula sui suoi messaggi contraddittori”.

Aggiornato il 04 ottobre 2017 alle ore 15:15