Erdogan reagisce dopo marcia Chp

All’indomani della “rinascita” dell’opposizione turca - come l’ha definita il suo leader Kemal Kilicdaroglu davanti a centinaia di migliaia di sostenitori riuniti a Istanbul - il presidente Recep Tayyip Erdogan prepara le sue contromosse. Seppur ignorata dai media di stato e filo-governativi, la più grande manifestazione di protesta dai tempi di Gezi Park sembra destinata ad aprire una nuova stagione nella politica turca. Mentre ancora si discute sui numeri del maxi-raduno di Maltepe - la cifra di 1,5 milioni di partecipanti, stimata dagli organizzatori, ha trovato conforto nei calcoli della Camera nazionale degli ingegneri - la sfida di Erdogan al monopolio delle piazza è lanciata.

Ieri il governo di Ankara ha diffuso il programma delle commemorazioni per l’anniversario del fallito golpe del 15 luglio. Una settimana fitta di eventi con cui il presidente punta anche a rispondere a caldo al bagno di folla che ha chiuso i 430 km. della “marcia per la giustizia”. La verifica finale è attesa sabato, con una contro-marcia “di unità nazionale” sul ponte del Bosforo, ribattezzato dei Martiri del 15 luglio dopo il putsch. Lì, preceduto venerdì da una giornata di speciali cerimonie di preghiera in tutte le moschee della Turchia, Erdogan riabbraccerà i suoi, mobilitati anche con la ripresa simbolica delle “guardie della democrazia”, che per circa un mese la scorsa estate animarono le nottate post-golpe.

Occupando piazze e tv, il presidente punta a spegnere i rinnovati entusiasmi dell’opposizione. Che però prova a cavalcare l’onda lunga della manifestazione di domenica. Ieri Kilicdaroglu ha fatto visita in carcere al deputato del suo partito Enis Berberoglu, il cui arresto il 14 giugno accese la miccia per la marcia da Ankara a Istanbul. Primo parlamentare del partito Chp a finire in manette - come già era accaduto a una dozzina di deputati curdi dell’Hdp -, Berberoglu è stato condannato in primo grado a 25 anni con l’accusa di essere la fonte dello scoop del quotidiano Cumhuriyet sul passaggio di armi in Siria su tir degli 007 di Ankara. Le detenzioni decise “ingiustamente” stanno provocando “ferite profonde nella coscienza della società”, ha commentato fuori dal carcere Kilicdaroglu, lanciando poi un nuovo messaggio di fiducia: “C’è un detto: la giustizia cammina lenta, cammina poco, ma alla fine raggiunge sempre il suo obiettivo”.

Aggiornato il 11 luglio 2017 alle ore 15:38