un Iran democratico

Sì è tenuto a Parigi l’Annual gathering of Iran commites. Una giornata per affrontare la questione del regime teocratico in Iran, di particolare importanza nel delicato momento in cui il terrorismo internazionale ha intensificato la sua violenza con i numerosi attacchi in Europa e nel mondo. Hanno presenziato numerose personalità politiche internazionali: delegazioni del Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna, Germania, Polonia, Albania. Le ospitanti istituzioni francesi hanno orgogliosamente rievocato il motto rivoluzionario: “Liberté, Égalité, Fraternité”. Alla base, per il tredicesimo anno, del meeting internazionale a cui partecipano iraniani esuli provenienti da tutto il mondo. Centomila i presenti in quest’ultima occasione.

La leader della Resistenza iraniana Maryam Rajavi ha dichiarato che è sempre più urgente arrivare al rovesciamento di questo regime sanguinario che altro non è che un Islam politico e reazionario su base religiosa, che ha avuto origine nel 1979. Quando Khomeini prese il potere, fondando la Repubblica Islamica Iraniana e dichiarando il proprio disprezzo nei confronti dell’Occidente, nonché l’obiettivo di esportare l’Islam radicale in tutto il Medio Oriente. La teocrazia iraniana da allora ha fomentato e foraggiato il Jihadismo,  attraverso Hezbollah e Hamas in Palestina. Ora, influenza tutta la zona mediorientale, tentando di allargare il concetto di Islam politico basato sulla sharia e sulla sottomissione femminile.

Ricordiamo che le donne in Iran sono le prime vittime del regime degli Ayatollah, oltre ai giovani e agli oppositori politici. La Resistenza iraniana, da quasi quarant’anni, vuole dimostrare, attraverso la peculiare composizione a maggioranza femminile, che esiste la possibilità di un’interpretazione del Corano che possa essere compatibile con la modernità. Una netta separazione tra politica e religione è possibile. Si tratta di un aspetto decisivo nella lotta al terrorismo fondamentalista che, proprio sulla visione integralista presa ad esempio dal Khomeinismo, sta tentandone l’esportazione. Poiché l’Iran è un Paese che occupa una posizione geopolitica strategica dalla quale può controllare e influenzare tutto il Medio Oriente, l’Asia centrale e perfino una parte dell’India. Si pensi, a questo proposito, al terrorismo pachistano che si è infiltrato anche in Occidente. 

Il regime sta affrontando, con una forte repressione, l’opposizione interna ed esterna. Del resto è risaputo che qualsiasi regime dittatoriale inasprisce la repressione proprio nei momenti di maggiore debolezza.

La società iraniana, da troppo tempo, soffre di un male che pare incurabile: la dittatura dei “riformisti” al servizio del regime degli Ayatollah. Bisogna sradicare il Califfo per avere un Islam che non interferisca nella politica. Questo obiettivo può realizzarsi unicamente attraverso il riconoscimento della Resistenza e l’inserimento del regime iraniano nella lista dei Paesi che foraggiano i gruppi terroristici. Solo in questo modo si può aspirare ad uno Stato democratico e laico governato dalle donne e dai giovani. Se non ora quando?

Aggiornato il 04 luglio 2017 alle ore 15:36