Centinaia di profughi intossicati dal cibo in Iraq

Alle violenze subite in guerra e alle privazioni causate dell'esilio forzato si sono aggiunte altre sofferenze per centinaia di profughi iracheni originari della Piana di Ninive, nel nord dell'Iraq, colpiti da un'intossicazione di massa nel campo di accoglienza situato tra Mosul, ex roccaforte Isis, ed Erbil, capitale della regione autonoma curdo-irachena. Almeno una donna è morta e centinaia di persone, tra cui decine di bambini, sono rimasti intossicati dopo aver mangiato ieri sera, nel tradizionale pasto di rottura del digiuno nel mese di Ramadan, del cibo avariato preparato ad Erbil con il sostegno di una ong del Qatar.

Proprio questo elemento ha suscitato l'attenzione dell'Arabia Saudita, da una settimana alla guida di una campagna diplomatica e politica senza precedenti contro il rivale paese del Golfo. La tv di Stato di Riad ha subito accusato "i terroristi del Qatar" di essere dietro all'avvelenamento di 750 persone del campo di Khazer, 25 km a est di Mosul. Media internazionali e locali non confermano il coinvolgimento dell'organizzazione di Doha, che non ha finora commentato l'accaduto. La cronaca racconta della morte di una donna e dell'intossicazione grave di almeno 200 persone.

Inizialmente si era parlato della morte anche di una bambina, ma le autorità sanitarie curdo-irachene hanno poi corretto il bilancio. Da ieri sera a oggi sono stati ricoverati 752 ospiti del campo di Hassan Sham U2, allestito a maggio scorso dall'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e che può ospitare fino a novemila persone. La maggior parte dei profughi provengono da Mosul e dintorni, territori investiti tre anni fa dall'offensiva dello 'Stato islamico' e di recente conquistati dalle forze governative di Baghdad e dai suoi alleati. L'intossicazione è avvenuta durante l'iftar, il pasto che si consuma al tramonto dopo una giornata di digiuno di Ramadan. Secondo le testimonianze, i cestini di cibo contenenti riso, pollo e ayran (bevanda a base di yogurt) erano stati preparati la mattina da un'organizzazione basata a Erbil - che ha sostegno dall'organizzazione qatarina Relief Al Thani Foundation (Raf) - e consegnati solo nel tardo pomeriggio. Le autorità governative irachene, quelle curdo-irachene e l'Onu stanno investigando.

Aggiornato il 14 giugno 2017 alle ore 15:52