Guardiola arringa i catalani: “Vogliamo l’indipendenza”

Il catalano più famoso del mondo è da oggi il simbolo della corsa verso l'indipendenza della Catalogna: Pep Guardiola è sceso in campo per il referendum del primo ottobre nella prima grande manifestazione indipendentista organizzata in vista del voto nel cuore di Barcellona. "Voteremo anche se lo Stato spagnolo non vuole", ha tuonato rivolto ai 40mila sostenitori del "diritto di decidere" riuniti davanti alle quattro colonne di Puig y Cadafalch, simbolo della nazione catalana, che gridavano "Libertà!", "Indipendenza", "Votiamo!", in un mare di bandiere catalane.

Sul referendum catalano è in atto un durissimo braccio di ferro fra Barcellona e Madrid. Il presidente secessionista Carles Puigdemont ha annunciato venerdì data e quesito - "Volete che la Catalogna sia uno Stato indipendente sotto forma di repubblica?" - nonostante veto e diffide del premier spagnolo Mariano Rajoy, che ha definito "anticostituzionale" e "illegale" il referendum, affermando che lo impedirà con "tutti i mezzi" a sua disposizione: "Non si farà!". Lo "scontro fra treni" sembra inevitabile.

"Noi catalani il primo ottobre voteremo per decidere il nostro futuro", ha garantito Guardiola, portavoce dalle sigle della società civile indipendentista, Anc, Omnium e Ami. L'icona del calcio catalano, oggi tecnico del Manchester City, ha lanciato un appello al mondo perché appoggi il referendum di autodeterminazione, come in Scozia e Quebec. "Chiediamo alla comunità internazionale di aiutarci!". "In questa ora tanto importante per la storia del nostro paese", ha spiegato 'Pep', "la sola risposta possibile è votare, non c'è altra via d'uscita". In mezzo alla folla Puigdemont, Forcadell, tutti i ministri e i deputati indipendentisti.

Certo non la pensa così il palazzo della politica spagnola. La costituzione approvata nel 1978, fra dittatura e democrazia, non prevede la secessione di una regione. Rajoy, con l'appoggio di tre dei quattro grandi partiti spagnoli - Pp, Psoe e Ciudadanos - ha detto che "non può e non vuole" permettere il referendum. Solo Podemos accetta il diritto all'autodeterminazione catalana. Divisi sull'indipendenza, i catalani però al 72% vogliono votare. E un terzo circa dell'intera popolazione spagnola è d'accordo. Duro, Guardiola ha denunciato "la persecuzione politica" messa in atto dallo Stato spagnolo contro i dirigenti catalani, "indegna del XXI secolo".

L'ex presidente Artur Mas e la presidente del parlamento di Barcellona sono stati incriminati per "disobbedienza", lo stesso Puigdemont rischia di esserlo. È pronto ad andare in carcere, scrive El Confidencial, come "martire" della causa per contribuire alla vittoria dell'indipendenza. "Difenderemo con tutte le nostre forze la democrazia e i nostri rappresentanti", ha avvertito Guardiola. E "in Spagna non ci sono abbastanza carceri - ha detto, sfidando Madrid, il presidente della Assemblea Nazionale Catalana Jordi Sanchez - per rinchiudere tutti i catalani che vogliono votare".

Aggiornato il 12 giugno 2017 alle ore 12:52