Solo l'ultimo caso di "fake news". Così la portavoce del ministero degli Esteri russo. Maria Zakharova ha liquidato le accuse pubblicate dal Washington Post, secondo cui il presidente americano Donald J. Trump (che cita come fonti "attuali ed ex dirigenti Usa") avrebbe rivelato una informazione altamente classificata sull'Isis al ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, e all'ambasciatore di Mosca in Usa, Serghiei Kisliak, durante il loro incontro alla Casa Bianca la scorsa settimana,

"I giornali americani nell'ultimo periodo non bisogna leggerli: oltre che far male alla salute sono pericolosi", ha scritto su Facebook la Zakharova, ricordando di aver annunciato già lo scorso 11 maggio l'arrivo di "scoop" sull'incontro Lavrov-Trump. "Per dirla tutta - ha proseguito la portavoce - l'idea era di corredare questo nuovo scoop con immagini 'segrete' dell'incontro, mossa che avrebbe dovuto dare sostanza e credibilità a questo ultime esemplare di fake news... ma noi abbiamo rovinato questa parte della campagna d'informazione pubblicando le foto, così come dovrebbe avvenire, in linea con tutte le regole etiche della professione".

Le infornazioni segrete di cui scrive il Washington post riguarderebbero la minaccia terroristica legata all'uso dei laptop in aereo, che gli Usa hanno già vietato in cabina nei voli da otto Paesi islamici diretti negli Stati Uniti. Misura adottata poi anche da Canada e Gran Bretagna. Washington ora sta valutando di estendere il divieto anche ai Paesi europei. L'informazione, fornita da un partner alleato attraverso un accordo per la condivisione dell'intelligence, era considerata così delicata che i dettagli non erano stati resi noti agli alleati ed erano stati tenuti altamente riservati anche all'interno del governo Usa. Il partner inoltre non aveva dato il permesso per condividere il materiale con la Russia.

Dopo la "rivelazione", dirigenti della Casa Bianca avrebbero preso misure per contenere il danno, chiamando la Cia e la Nsa. Secondo il Wp, il presidente non ha reso noto il metodo con cui è stata ottenuta la "dritta" ma ha descritto come l'Isis stia perseguendo elementi di un piano specifico e quanti danni potrebbe provocare un tale attacco sotto varie circostanze. Svelando inoltre la città nel territorio del Califfato dove il partner Usa aveva individuato la minaccia. Dato che potrebbe aiutare Mosca ad identificare la fonte di intelligence e a metterla fuori gioco.

È vero che Usa e Russia vedono entrambe l'Isis come un nemico comune e condividono limitate informazioni sulle minacce terroristiche, ma i due Paesi hanno una agenda diversa in Siria, dove Mosca ha installato truppe e infrastrutture militari per sostenere Assad. Il consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster ha negato che Trump abbia rivelato informazioni classificate in quell'incontro, cui ha partecipato: "Hanno esaminato le minacce comuni delle organizzazioni terroristiche, incluse quelle all'aviazione", ha dichiarato McMaster. "Mai sono stati discussi fonti o metodi di intelligence e non è stata rivelata alcuna operazione militare che non fosse gia' nota pubblicamente", ha aggiunto.

Aggiornato il 16 maggio 2017 alle ore 20:38