È di ieri la notizia di un forte intervento del ministro dell’Interno thailandese nei confronti della forte immigrazione proveniente dalla Cambogia, Paese confinante, ma molto più povero. La Thailandia non rappresenta solo un’ambita meta turistica, ma anche un polo economico in forte crescita, dove il tasso di disoccupazione è stabile all’uno per cento, un record mondiale giustificato anche dall’estesa diffusione di manodopera in campo agricolo che assorbe il 40 per cento della forza lavoro. Il Paese ha quindi sempre attratto numerosi immigrati, sia dai Paesi confinanti (Cambogia, Myanmar e Laos), che dai Paesi occidentali.
I numeri di questo fenomeno sono cresciuti nel tempo, arrivando a toccare la cifra di tre milioni di immigrati provenienti dai Paesi limitrofi, e di quasi un milione di cosiddetti “expats”, ovvero immigrati ritenuti “qualificati” (in particolare Regno Unito, Australia, Cina, Nord Europa). Non mancano le situazioni di illegalità, che colpiscono quasi esclusivamente gli immigrati entrati regolarmente ma che non sono rientrati nel Paese di origine allo scadere del permesso di soggiorno, legato, nella maggioranza dei casi, alla situazione lavorativa. Per questo motivo, e probabilmente per dare un segnale mediatico e politico forte, le autorità thailandesi hanno rimpatriato l’altro ieri oltre 50mila cambogiani i cui permessi di residenza erano scaduti da tempo. L’operazione ha impiegato oltre mille automezzi governativi e migliaia di risorse delle forze di controllo thailandesi.
Un’operazione che è però stata mitigata, almeno nei toni, dal governatore della provincia interessata, Suon Bava, che si è mostrato molto comprensivo nei confronti del fenomeno migratorio: “Migrare è una cosa assolutamente normale, fa parte delle libertà garantite dal nostro Governo. Ma quello che è importante è il carattere di legalità della migrazione”. Ai giornalisti che chiedevano se il fenomeno migratorio subirà un calo, ha risposto: “Non possiamo sapere se le migrazioni si ridurranno. Il lavoratore straniero ha sempre molti benefici: impara un lavoro, guadagna dei soldi, può mantenere la sua famiglia nel Paese di origine”.
L’armonia nelle parole e nei messaggi è da sempre parte della cultura thailandese, tollerante verso le libertà ma rigida nelle norme. Considerati i dati di crescita economica del Paese, è possibile prevedere un certo aumento delle migrazioni, fenomeno che, ha fatto capire il Regno, dovrà essere tenuto sotto stretto controllo.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:07