Innovazione e libero mercato sono le parole chiave pronunciate dal portavoce del Governo thailandese, Sansern Kaewkamnerd, nel primo discorso dell’anno.
L’intento è quello di promuovere il programma “Thailand 4.0”, un modello di politiche economiche incentrate sullo sviluppo dell’innovazione, atte ad accelerare una crescita economica che sembra aver raggiunto uno stadio di saturazione. L’economia della Thailandia si trova infatti nella fase della cosiddetta “middle income trap” (“trappola del reddito medio”), ovvero lo stadio in cui si trova un’economia che ha visto rallentare la propria crescita dopo un periodo di crescita esponenziale. La Thailandia, come altri Paesi nel mondo, si trova infatti in una posizione intermedia tra le economie ancora emergenti (che quindi possono contare su bassi costi di manodopera e consistente deregolamentazione) e le cosiddette economie “mature”.
Il piano per uscire dalla trappola è quindi quello di promuovere l’innovazione, la sostenibilità, l’inclusione sociale, ma soprattutto favorire l’incremento del reddito medio dei thailandesi. E le scuole economiche di tutto il mondo sono concordi: l’innovazione tecnologica è uno degli strumenti più efficaci per rendere un paese più ricco e più sostenibile. Thailand 4.0 prevede, in particolare, la divulgazione e la promozione dell’uso di Internet, delle app di commercio, della stampa 3D e dei nuovi processi tecnologici.
La priorità è quella di trasformare tutti i settori industriali e commerciali in settori “4.0”, dall’agricoltura al biomedicale, dal digitale alla robotica, attraverso l’introduzione di zone economiche speciali, di nuovi distretti tecnologici e di un grande piano di valorizzazione dei talenti. Un progetto ambizioso, frutto, oltre che di un’approfondita analisi econometrica, anche di un importante studio comparato sui “best case” di Stati Uniti, Regno Unito, Singapore, Cina e Corea del Sud.
Un esempio di politica pubblica di orientamento liberale, distante anni luce dalle manovre economiche che abbiamo imparato a conoscere in Italia, dove le parole chiave non sono mai “conoscenza” o “innovazione”, ma piuttosto “sussidi”, “protezione”; termini che, purtroppo, non hanno quasi prodotto risultati reali in termini di crescita e di prosperità economica. Un promemoria per l’Occidente e soprattutto per il nostro Paese: le opportunità di crescita economica offerte dalla tecnologia sono libere ed a portata di tutti, cerchiamo di non accorgercene per ultimi.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:01