Il 29 e il 30 settembre si è svolto a Baku il V Forum Internazionale Umanitario che riunisce i massimi esperti internazionali di informazione, multiculturalismo e integrazione. Ha aperto i lavori il Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, che nel ribadire al mondo intero il modello azero di integrazione ha sottolineato la crescita del suo Paese dal punto di vista economico e sociale, ma ha soprattutto insistito sul ruolo dell’Azerbaigian come modello di pacifica convivenza e come centro di ricerca per la pace. Il vice presidente della Repubblica di Bulgaria, Margarita Popova, ha salutato l’importanza del Forum, rimembrando che il suo Paese ha delle problematiche serie da sottoporre alla comunità internazionale. La Popova ha ringraziato il governo azero per l’organizzazione “eccellente” della manifestazione e ha sottolineato che il contributo dell’Azerbaigian alla conservazione e alla promozione del multiculturalismo e dei valori multiculturali è da esempio per tutta la comunità politica.
Aliyev ha notato che non è un caso che quest’anno è stato proclamato l’Anno del multiculturalismo in Azerbaigian. “La cooperazione internazionale ha un ruolo speciale nello sviluppo delle relazioni interstatali – ha detto Aliyev – A questo scopo, stiamo tenendo una serie di eventi internazionali nel nostro Paese negli ultimi anni. Il Forum Internazionale Umanitario occupa un posto speciale tra di loro”.
Tra i vari relatori italiani è intervenuto anche Antonciro Cozzi, associate analyst del think tank di geopolitica “Il Nodo di Gordio”, che ha concentrato l’attenzione sul modello autonomista del Trentino nella risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh tra Armenia e Azerbaigian. Il Nagorno-Karabakh nel 1923, durante il periodo dell’Unione Sovietica, fu mantenuto come parte dell’Azerbaigian – con la concessione di uno Status di Provincia autonoma. Nel 1988, con l’Urss in declino, diversi movimenti ultra nazionalisti e separatisti armeni promossero pretese territoriali contro l’Azerbaigian, chiedendo l’annessione del Nagorno-Karabakh – Regione dell’Azerbaigian, all’Armenia. Da qui l’inizio di una guerra non dichiarata dell’Armenia contro l’Azerbaigian. Da oltre vent’anni, con l’occupazione militare da parte dell’Armenia della regione del Nagorno-Karabakh dell’Azerbaigian, e delle sette regioni azerbaigiane circostanti, l’Armenia ha invaso, in cifre, il 20 per cento del territorio dell’Azerbaigian, causando distruzioni e rovina. Tale occupazione ha causato la morte di 30mila cittadini dell’Azerbaigian ed è un fatto reale che il Nagorno-Karabakh non è stato riconosciuto a livello internazionale da nessuno Stato, compresa la stessa Armenia. Presente ai lavori del Forum anche l’Ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia, Mammad Bahaddin Ahmadzada.
Intervento di rilievo è stato quello di Getachew Engida, vice direttore generale dell’Unesco. Engida ha dichiarato che “l’ordine del giorno delle Nazioni Unite in materia di sviluppo sostenibile per il periodo fino al 2030 prevede l’impegno per un’azione globale. In particolare, è necessario garantire l’educazione dei bambini e dei giovani vittime dalla guerra e delle crisi umanitarie e per prevenire la diffusione dell’estremismo nella sfera della formazione adolescenziale. La strategia dell’Unesco per la tutela della cultura e la promozione del pluralismo culturale è estremamente importante, soprattutto nei periodi di conflitti armati”.
Ciò è particolarmente importante in un mondo dove persone di diverse culture e religioni sono sempre più vicine. Il modello azerbaigiano merita interesse e attenzione anche nella nostra Europa ricca di problematiche legate all’integrazione e alle migrazioni di milioni di disperati.
(*) Presidente dell’Associazione “Amici dell’Azerbaigian Centro Sud Italia”
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:00