Trump, chi è costui?

Premesso che gli Stati Uniti provengono da un’amministrazione tra le più sbiadite, inconcludenti e per certi versi troppo pasticciona, la domanda da porsi non può che essere: “Chi è Trump? Un fenomeno da circo, un rozzo maniscalco degli affari, uno stramiliardario eccentrico e inelegante, un grossolano avventuriero politico? Oppure un astuto interprete del sentimento americano, un esperto imprenditore che non fa le cose da cretino, un geniale accaparratore di consensi?”.

Per noi Donald Trump è la perfetta fusione di tutte queste cose, una miscela rarissima da comporsi, un frullato esclusivo nel bene e nel male, di quello che dopo Barack Obama una larga parte dell’America chiede e si aspetta. Va da sé, infatti, che se il Premio Nobel Obama fosse stato un presidente diverso, con tutta probabilità Trump in politica non avrebbe potuto esistere, nemmeno per sbaglio. Invece esiste e se prende voti a valanga, sotterrando i più autorevoli concorrenti, sbaragliando i politicamente corretti e annichilendo la crema dei repubblicani in gara, un motivo ci sarà pure.

Escludendo il fatto che all’improvviso gli americani siano così vastamente impazziti, la ragione non può che essere quella del risveglio di un sentimento da tempo latente, soffocato, di un’America dura e pura, di un’America leader a prescindere, di un’America che detta legge. A partire da Hillary Clinton, che certo non è una dama di San Vincenzo, nessuno, nemmeno tra i repubblicani, avrebbe scommesso un dollaro su Trump; anzi, la sua discesa in campo venne considerata uno straordinario trampolino (scusate il simpatico gioco di parole) per meglio lanciare in alto tutti gli altri. Al contrario, il “rosso mal pelo”, nonostante gli attacchi per ridicolizzarlo ed emarginarlo, è stato fino ad ora un trampolino di lancio per milioni di americani, che gli riconoscono voce e voto.

Trump ha preso a schiaffi il politicamente corretto, è entrato a gamba tesa su tutto, ha stracciato la diplomazia, ha rivisitato perfino lo stesso concetto di libertà ed è riuscito, insomma, ad accendere la corsa alla Casa Bianca come forse mai si era visto in America. Folklore? Pericolo? Rischio? In tantissimi si stanno esercitando per allertare l’America e il mondo, eppure lui continua e continua a vincere e a correre verso la nomination più singolare della storia degli States. In buona sostanza, un bel pezzo d’America lo vuole e non è un pezzo di cavernicoli fascisti, anche perché, per sua fortuna, l’America non si è mai intesa di fascismo, ma una vasta e variegata area di pensiero che, evidentemente, vive, vede e vuole un’America diversa, ma non illiberale.

Nessun americano rinuncerebbe mai al più piccolo frammento della sua storia di democrazia e libertà. Dunque, è molto probabile che lo scontro finale sia proprio fra la Clinton e Trump, fra l’usato garantito e democratico di Hillary e lo scioccante e sconosciuto modello repubblicano di Trump. La certezza è una sola, finisca come finisca, l’America che ne uscirà sarà fatalmente, fortunatamente e finalmente molto diversa da quella di Obama e tanto basterà per essere un grande bene per tutti.

 

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:47