Lo scorso fine settimana, la Grecia non è riuscita a raggiungere un accordo con i suoi creditori, la Commissione Europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale. Un fallimento della Repubblica ellenica è ora imminente. Se questo spettro si materializzasse, ne seguirebbe una cosiddetta Grexit: la Grecia sarebbe costretta a lasciare l’Eurozona – il gruppo dei 19 paesi membri dell’Unione Europea (Ue) che utilizza l’euro come moneta comune. Lasciare automaticamente l’Eurozona significa che, ai sensi dei trattati dell’Ue, la Repubblica ellenica dovrebbe lasciare l’Unione Europea.
La Grexit rischia di causare disordini politici ed economici in Grecia, un paese di straordinaria importanza strategica, che confina con una parte del mondo sempre più instabile. Essa si affaccia sul Mediterraneo, e dista poco meno di 350 chilometri dalla città costiera libica di Derna, una roccaforte dei terroristi islamici dell’Isis. È stato lì che nello scorso febbraio, lo Stato islamico ha decapitato 21 prigionieri egiziani copti e ha promesso di conquistare l’Europa. La minaccia ai confini orientali della Grecia è ancora maggiore. La Repubblica ellenica è attualmente sommersa da immigrati clandestini, che arrivano dalla Turchia via mare. Quotidianamente, a giugno, i trafficanti di esseri umani hanno trasportato con i barconi tra i 650 e i 1.000 immigrati dai porti turchi. A gennaio scorso, l’Isis ha rivelato che stava facendo entrare furtivamente in Europa i terroristi, nascondendoli tra gli immigrati provenienti dalla Turchia.
Se la Grecia lasciasse l’Europa, è assai improbabile che cercherà di impedire agli immigrati illegali di raggiungere il resto del Vecchio Continente. Al contrario, a marzo, il ministro della Difesa greco Panos Kammenos ha promesso di inondare il resto dell’Europa di immigrati se l’Ue dovesse permettere alla Grecia di andare in fallimento. “Se l’Europa ci lasciasse nella crisi, la inonderemo di immigrati e sarà ancora peggio per Berlino se in quell’ondata di milioni di immigrati per motivi economici ci saranno anche alcuni jihadisti dello Stato islamico”, ha detto il titolare del dicastero ellenico. Kammenos ha anche asserito che tutti i nuovi arrivati in Grecia verrebbero muniti di documenti in modo da “poter andare direttamente a Berlino”. La Repubblica ellenica è un membro della Nato. Tutto il mondo ha visto come il ministro della Difesa di un paese che fa parte dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico ha minacciato altri membri dell’Alleanza di sguinzagliare terroristi islamici contro di essi.
Un’uscita della Grecia dall’Unione europea non solo comporterebbe una rottura con i suoi vicini dell’Europa Occidentale, anche loro membri della Nato, ma inciderebbe sull’intera partnership atlantica. Porterebbe a un vuoto di potere nell’angolo sudorientale dell’Europa, che la Russia sarebbe fin troppo desiderosa di colmare.
Il premier greco Alexis Tsipras si è recato di recente a Mosca per firmare un accordo sul gas con il presidente russo Vladimir Putin. L’accordo consentirà ai russi di costruire in Grecia una pipeline di gas naturale che porterà il gas russo in Europa. La costruzione del gasdotto non solo creerà 20.000 nuovi posti di lavoro in Grecia, ma Mosca verserà ogni anno ad Atene centinaia di milioni di dollari di pedaggio per il gas che transita nei suoi confini. Parlando dell’accordo sul gasdotto, Putin ha detto con disinvoltura ai media internazionali di non ravvisare alcun sostegno ai greci da parte dell’Ue.
Gira anche voce che Atene potrebbe consentire alla Russia di utilizzare le sue basi militari. Mosca si sta espandendo militarmente nel Mar Nero e nella parte orientale del Mediterraneo. La Grecia potrebbe anche fungere da base per rafforzare la posizione russa nei Balcani. Se la Repubblica ellenica dovesse voltare le spalle alla Nato, essa potrebbe diventare un legame geografico tra la Russia e la Serbia il suo vassallo nei Balcani – un processo che collegherebbe tre paesi cristiano-ortodossi come la Russia, la Serbia e la Grecia.
I russi però non sono i soli a prestare molta attenzione agli sviluppi in Grecia e a sperare nei benefici geopolitici. Da qualche tempo, si sta espandendo nella Repubblica ellenica anche l’influenza della Cina. Di recente, la grande compagnia cinese Cosco ha acquistato il terminal container del Pireo, il più grande porto greco. Quest’ultimo è stato privatizzato dopo le richieste avanzate dall’Unione europea. I cinesi stanno attualmente negoziando con il governo ellenico per acquisire una parte ancora più ampia del Pireo.
Russia e Cina sono entrambe impazienti di rafforzare la loro posizione in Grecia, se essa dovesse voltare le spalle all’Europa e alla Nato. Le conseguenze della Grexit non sono meramente economiche. Le implicazioni strategiche sono almeno altrettanto importanti e di vasta portata.
Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:07