Italiani d'America in cerca delle radici

Tra gli Italiani d’America è molto popolare la ricerca genealogica del loro passato. Noi che siamo qui in Italia forse non lo percepiamo immediatamente, ma se ci pensiamo riusciamo a capire almeno in parte il desiderio, a volte quasi spasmodico, di ricercare le proprie origini, di capire la propria provenienza. Il passaggio tra le due sponde dell’Atlantico è un eccezionale additivo al cambiamento, e costituisce un segnalibro indelebile nelle pagine della storia personale di chi è discendente di qualcuno che lasciò l’Italia tanti anni fa. Incontriamo forse la più prestigiosa ed efficace fra i tanti ricercatori che si occupano di questo: la Professoressa Debora Hill, fondatrice del Pallante Center, che ci apre le porte del mondo della ricerca genealogica, aspetto fondamentale dei nostri fratelli italoamericani.

Professoressa Hill, lei è da più di trent’anni un’autorità riconosciuta nel campo della ricerche genealogiche. E’ anche la fondatrice del Pallante Center, che ha effettuato ricerche che hanno portato alla scoperta di più di 15,000 antenati dei vostri committenti. Perché gli Italiani d’America hanno con così tanta passione il desiderio di riscoprire le loro radici?

Effettivamente i nostri clienti sono sempre mossi da un fortissimo desiderio di conoscere la storia della loro famiglia. E’ qualcosa che hanno voluto imparare per tutta la loro vita, e quando vengono da noi è perché hanno deciso che è arrivato il momento di scoprirlo. Questa improvvisa decisione di agire può a volte essere innescata da un prossimo viaggio in Italia, da una riunione di famiglia, o per una sorpresa per il compleanno di un genitore anziano. Alcuni hanno bisogno della doppia cittadinanza per un’offerta di lavoro. O forse hanno fatto ricerca da soli sul loro albero genealogico e sono arrivati ad un punto in cui non possono andare avanti senza i registri di lingua italiana. Forse cercano di confermare una storia familiare che è stata tramandata a voce, o hanno solo bisogno di risolvere il "puzzle" della loro vera identità, una sensazione di “disconnessione” con il loro passato. Così si imbarcano in un viaggio – virtuale, ma poi spesso anche fisico - per trovare le loro radici in Italia, che può rapidamente diventare molto avvincente, e implementare il senso di necessità di conoscere sempre di più. Molti si sorprendono ad esclamare "hey, questo è divertente!". Per alcuni è profondamente emozionante il momento in cui entrano in contatto parenti a lungo perduti o sconosciuti, che vivono in Italia. Recentemente abbiamo avuto un caso in cui in un primo momento il cliente non conosceva nemmeno la città di origine da cui iniziare. Abbiamo scoperto la città di nascita da un archivio militare italiano, e poi abbiamo inviato sul posto un ricercatore, presso la chiesa del paese: siamo riusciti a costruire l’albero genealogico di famiglia, abbiamo trovato la vecchia casa e anche una discendente vivente del fratello dell'immigrato! E’ stato molto emozionante quando questa donna ha rivelato che lei aveva vecchie lettere che il progenitore del nostro cliente aveva scritto a casa nel 1940, e anche foto di famiglia. Nel 1921 - 92 anni fa! - uno dei due fratelli lasciò l’Italia, e sua figlia di 90 anni è venuta da noi per sapere qualcosa in più sulle sue radici, sul posto dal quale suo padre era partito. Il risultato della nostra ricerca ha commosso tutti e due i rami della famiglia, su entrambi i lati dell’oceano: una famiglia ricongiunta, dopo tutti questi decenni!

Che metodo usate, da dove partono le ricerche? In che modo si può avere accesso ai dati, sia negli USA che in Italia?

Non importa quale sia il background etnico, per ognuno la ricerca sulla propria genealogia avrà inizio con informazioni e materiali che si possono trovare all'interno della propria famiglia. Si può iniziare facendo domande ai propri parenti, e cercare documenti e oggetti nelle soffitte o dove sono archiviate le vecchie scartoffie. Successivamente si può procedere con qualche ricerca più approfondita presso gli archivi pubblici e le società storiche. L’albero prende forma così, e necessita di essere documentato accuratamente ad ogni passo, prima di procedere alla generazione precedente. Non è possibile saltare direttamente a epoche precedenti, senza una solida base ben documentata, altrimenti si rischia di seguire la famiglia sbagliata. È necessario seguire e documentare il sentiero effettivo dei propri antenati. Alla fine, andando a ritroso si arriva alla generazione di coloro che emigrarono qui. Ma per alcune persone il loro antenato emigrato era un nonno o una nonna, che conoscevano personalmente: per cui molto spesso, a meno che non ci venga chiesto di ricostruire l’intero albero genealogico a partire dal cliente, partiamo dal presupposto che la parte di famiglia sviluppata in America sia già conosciuta, e quello che ci viene chiesto non coinvolge la storia della famiglia negli USA. Il nostro compito primario è quasi sempre di ricercare la genealogia della famiglia in Italia. Abbiamo bisogno solo di un nome, della data e del luogo di nascita e dei nomi dei genitori (compreso il nome da nubile della madre), per cominciare. Con vari metodi, troveremo traccia della nascita dell’emigrato, di eventuali fratelli e sorelle, dell’atto di matrimonio dei genitori, e traccia anche di tutti gli altri membri della famiglia che sono parte del suo albero genealogico. Se lo si desidera, possiamo rintracciare le famiglie dei fratelli dell'emigrato, per trovare la parte di famiglia eventualmente rimasta in Italia. Se tutti i fratelli sono andati negli Stati Uniti, invece, può essere necessario andare più indietro di una generazione per rintracciare cugini più lontani di grado. A causa della barriera linguistica, molti italoamericani cercano l'aiuto di un professionista, specializzato in archivi italiani, quando arrivano al primo antenato nato in Italia. Serve un solido punto di partenza, ma serve anche definire il proprio obiettivo. Si vuole trovare un solo documento, ricostruire un albero genealogico che includa tutti dal 1800, o tracciare la linea diretta il più indietro possibile, magari fino al 1600? Questo determina quali saranno le fonti da consultare. Mentre il lavoro procede, gli obiettivi potrebbero essere rivisti: negli anni più addietro, saranno i dati che esistono a determinare cosa sia possibile fare. In molte zone d'Italia gli atti di stato civile non iniziano prima della metà del 1700: quindi la ricerca deve essere fatto con registri parrocchiali, che non sempre sono aperti ai ricercatori. Le società di ricerca a volte negoziano i diritti di accesso alle parrocchie o addirittura agli archivi delle diocesi, ma a volte solo per un tempo molto limitato. Spesso i centri di ricerca e gli archivi che conservano dati molto antichi scoraggiano i ricercatori e gli studiosi di genealogia: a volte lo fanno per la grande responsabilità di custodire dati di grande valore. Io stessa ho lavorato in quest’ambito e mi fu detto all’epoca di non assecondare le richieste di questo tipo: mi fu impossibile restare lì, la genealogia è la mia passione! E credo che gli archivi siano preservati proprio per permettere agli studiosi di genealogia di aiutare chi necessita della loro esperienza: negare loro l’accesso ai dati non ha senso. Una ricerca genealogica può richiedere molto tempo, e l’esperienza è fondamentale per sapere dove e come cercare tra documenti che risalgono a secoli passati, e come a chi chiedere l’accesso. Noi abbiamo questa esperienza e anche la rete di contatti e professionisti in Italia senza i quali l’albero genealogico sviluppato dall’Italia non si ricostruisce dagli USA. Riusciamo, se gli archivi ce lo consentono, a tornare indietro nel tempo fino al 1500, in alcune zone dell’Italia: ma dipende dai registri, come ho detto solitamente partono dal diciottesimo secolo.

Ma quindi non è un processo che possono iniziare tutti, anche da soli?

Chiunque può ad ogni modo iniziare una ricerca. Esistono software che permettono di ordinare e collezionare i dati nella maniera più appropriata. Per prima cosa si deve partire dai dati di nascita e di matrimonio propri e dei propri genitori, e poi si torna indietro fino ai nonni: ma quando ci si affida alla memoria, bisogna sempre cercare di verificare, perché la memoria può ingannare. Amici, vicini e parenti più lontani sono fonti che possono risultare attendibili, ma serve sempre controllare più volte, perché un singolo errore può portare la ricerca in direzione completamente sbagliata. Spesso, quando si parla con qualcuno di una certa età, può essere utile anche solo chiedere cosa si ricorda della città nella quale era nato: quanto fosse grande, se ci fosse un fiume o un monte o il mare, se si tratti di città nel sud o nel centro o nel nord dell’Italia. Esistono archivi qui negli USA che riguardano coloro che passarono per Ellis Island tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Non tutti sono decisivi, ma possono aiutare. Esistono i dati dei passeggeri nelleoliste delle navi che arrivarono: ma va capito se la provenienza riguarda il luogo di nascita o solo l’ultima residenza. Ci sono certificati di nascita: ma alcuni dicono solo “Italia”. Alcuni però riportano il cognome di battesimo della madre, molto importante. Si possono consultare i dati inseriti nelle dichiarazioni di intenti una volta emigrati, nelle petizioni per la naturalizzazione, nelle richieste di cittadinanza e di passaporto e in altri archivi relativi a chi emigrò negli USA. Anche le liste per arruolarsi nell’esercito per la prima e per la seconda guerra mondiale, dove furono moltissimi gli italiani, richiedevano dati importanti, come la città dove si era nati: ma questo solo a patto che non si cerchi qualcuno partito prima di raggiungere l’età per arruolarsi. Poi ci sono gli archivi dei censimenti, dai quali si può capire l’anno di emigrazione e quali dei figli siano nati in America e quali no, che è un buon aiuto per andare a risalire all’anno in cui si contrasse matrimonio. Molti certificati di morte parlano semplicemente di “Italia” e possono non essere di molto aiuto, come pure i necrologi che vanno sempre verificati, perché – ovviamente - fondati sui ricordi di terzi, sempre meno affidabili rispetto ai documenti che riportano dati scritti direttamente dal titolare di essi. Altre informazioni utili possono derivare dalla conoscenza dell’occupazione dell’emigrato quando era in Italia: alcune zone hanno esportato prettamente fattori, altre lo hanno fatto con i lavoratori del marmo, e così via. Oppure, si può provare a tracciare il flusso migratorio di altri che partirono dalla città di provenienza del titolare dell’albero che si vuole ricostruire, se la si conosce: le relazioni tra chi partiva e chi sarebbe poi partito in seguito dalla stessa città erano molto forti e possono aver lasciato una traccia. Possono aiutare anche alcuni servizi che descrivono la redistribuzione statistica dei cognomi in Italia.

Quali sono, per la sua esperienza, le regioni Italiane maggiormente ricercate in questo campo?

Io nella mia carriera ho fatto ricerche in tutte le regioni d’Italia. Moltissimi dei miei clienti hanno origini siciliane, e tra questi la Provincia di Palermo è la più popolare, e una nicchia particolare è quella di Caccamo. Nel corso degli anni ho rintracciato almeno 5.000 antenati in Sicilia. Spesso, quando il cliente che mi contatta è ancora giovane, non ha idea di quale regione sia quella dalla quale viene la sua famiglia: a volte ha solo una vaga idea se sia al nord o al sud. Noi siamo in collegamento con una serie di tour operator italiani, con i quali organizziamo dei veri e propri viaggi alla ricerca del passato: spesso sono gli stessi clienti che, una volta compresa quale sia la città di origine dei loro antenati, sono in grado di fare ricerca mediante situazioni, nomi, luoghi che collegano con i propri ricordi solo sul luogo. Noi li aiutiamo con qualcuno che traduca per loro, e altri servizi che possano essere loro necessari: ma i protagonisti del viaggio, in senso fisico e in senso metaforico alla ricerca del proprio passato, sono loro. Poi dipende anche dai flussi migratori. In Puglia, ad esempio, abbiamo fatto molte ricerche nella zona di Foggia, ma nessuna in quella di Taranto. Ma storicamente i foggiani vennero in America molto prima dei tarantini, ed è possibile che quindi i loro pronipoti verranno in futuro a chiedere i nostri servizi, quando sarà passato il lasso di tempo che invece per i foggiani è già trascorso oggi.

In conclusione, dal suo punto di vista come descriverebbe la relazione frag li italiani che vivono oggi negli USA e I loro antenati che partirono dall’Italia?

Mmolti considerano i propri antenati che emigrarono come i padri fondatori della loro famiglia odierna. Vogliono assolutamente conoscere anche la storia di coloro che vissero in Italia in precedenza, ma la traversata dell’oceano e il cambio di Paese in qualche modo costituisce nella loro testa un nuovo inizio: l’emigrazione è un punto di svolta della storia della loro famiglia, un nuovo capitolo, la transizione verso una nuova cultura che non disconosce quella italiana di origine, ma allo stesso tempo si integra con quella americana, dando vita al loro essere italoamericani. Alcuni li considerano molto coraggiosi, altri li chiamano “sognatori”: tutti portano grande rispetto per il loro sacrificio, perché sanno bene che la vita fu molto dura per coloro che vennero qui in America. Per alcuni rischia di divenire un’ossessione, perchè quando si inizia ad interrogarsi sulle proprie origini, sul proprio sangue, sul proprio dna, è difficile resistere alla tentazione di voler sapere tutto: a volte basta un trigger apparentemente innocuo come un viaggio in nave per far scattare l’immedesimazione e la curiosità. Molti sono grati di aver tenuto i contatti con i lontani parenti rimasti in Italia, altri li intensificano o li iniziano come risultato della loro ricerca. Sono tanti coloro che si chiedono come sarebbe stata la loro vita se i loro antenati non fossero partiti, si perdono a cercare sembianze nei tratti somatici di persone delle quali, prima della ricerca, non conoscevano l’esistenza, e che oggi sono diventati una parte della loro famiglia che in qualche modo era stata loro negata, nascosta, rubata. Alcuni si sentono più completi, dopo aver ristabilito una connessione con il loro passato.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:41