Il nuovo Papa? Sarà tutto e di più, fuorché cattolico

Sassolini di Lehner

Insieme a Giorgia Meloni porgo i miei più sentiti auspici di guarigione a Jorge Mario, sia pure per ragioni diverse. Mi dicono, ad esempio, che io stesso rimango ancora in vita, perché all’Inferno non ci sono più nemmeno posti in piedi. Il Paradiso è chiuso, mentre in Purgatorio proseguono i lavori di ristrutturazione.  Inoltre, io auspico lunga vita all’ardito bersagliere autore della seconda e forse definitiva Porta Pia, perché vorrei disintossicarmi dal vizio della scrittura. Defungendo, mi costringerebbe a stendere un pamphlet nei confronti del successore, probabilmente più bio-egotico, ecogreen e meno credente di Jorge Mario. Duole spegnere ogni barlume di speranza nei credenti in Sancta Romana Ecclesia, ma anche il prossimo pontefice sarà tutto e anche di più, fuorché cattolico. Newsweek titolò su Bergoglio: “Is the Pope catholic?”, dovrà ripetersi. Pur essendo favorevole alla prete, scarterei come papessa la legale salernitana Carmen Di Genio, che pure merita una medaglia al merito accoglionista, per aver azzeccagaburgliato un negrissimo stupro, argomentando: “Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare, probabilmente non conosce questa regola”. Neanche gli italiani sanno della specificità della spiaggia, ritenendo che lo stupro sia ovunque un orrore. Papessa e “beata subito” spetterebbero a Marina Berlusconi, per santificare i matrimoni omosex da celebrare rigorosamente in Basilica maggiore, benedire i morti viventi che governano la Ue, resuscitare Elly Schlein e Kamala Harris, più la promessa d’eutanasia per tutti. Da scartare a priori Nunzio Galantino, non perché è soltanto vescovo, ma per la blasfema dislessia nel riportare passi della Bibbia. Secondo lui, i pederasti di Sodoma furono salvati, eppure dei sodomiti non resta che un mucchietto di cenere e più zolfo che nelle acque albule di Tivoli. Peccato, però, per un prelato che intende “accelerare sullo ius soli” e discutere “senza tabù, di preti sposati, eucaristia ai divorziati e di omosessualità”, di contro a quei mascalzoni di cattolici “concentrati esclusivamente sul no all’aborto e all’eutanasia”. Non ce la farà neppure il cardinale polacco: che Karol Wojtyła lo perdoni. Konrad Krajewski, elemosiniere papale, amato da Francesco, ma ancor più adorato dalle trans di Torvaianica rimaste senza clienti, causa Covid, a cui Konrad fece pervenire lauto bonifico, nonché caro agli occupanti abusivi di palazzi ed ai ladri di elettricità. Tra i maschi favoriti come nuovi invasori del soglio petrino, spiccano: 

1) L’arcivescovo del Lussemburgo, Jean-Claude Hollerich, il quale aggiornerebbe subito il catechismo rendendolo sinergico a Lgbtqia+.

2) Sérgio da Rocha, arcivescovo metropolita di São Salvador da Bahia, celebrante messe solenni per i santi martiri fluidi dell’omofobia e della transfobia.

3) L’arcivescovo di Barcellona, Juan José Omella, pronto ad abolire il celibato sacerdotale e ad ordinare le donne presbitere.

Il bravo don Juan Josè vorrebbe Tiziana Panella, della faziosa La7, prima pretessa d’Italia, ma dalla portineria del Vaticano si sussurra che la prete preferita sarebbe Selvaggia Lucarelli. Perde punti per diventare non papa, solo sacrestano, il ragionier Roberto D’Agostino, denotante la sindrome ossessiva compulsiva detta manìa di Michele Arcangelo, il vincitore di Satana, nonché consigliori di Cristo nel giudizio universale. Il disturbo gli fa credere che Lucifero sia Giorgia o chiunque non s’inchini a Mario Draghi. In pista di lancio si trova il cardinale portoghese José Tolentino Calaça de Mendonça, nel cui percorso teologico la tappa obbligata è san Pier Paolo Pasolini contornato da angeli, pardon, da ragazzi di vita. Ci spera anche l’arcivescovo di Marsiglia, il cardinale Jean-Marc Aveline, multiculturalista ed inter-religioso (evviva Allāh akbar). Jean-Marc considera l’istituzione ecclesiale un desolato domicilio coatto, capace di elevarsi a salotto bene soltanto “quando è in mezzo ai poveri, allora sì che la Chiesa è più pienamente cattolica”. Altro papabile è Matteo Zuppi, capo della Cei, che piace a Maurizio Landini e si trova in sintonia con Draghi (chissà, forse perché è giallorosso?).

Secondo Zuppi, compito primario della chiesa è l’educazione alla sessualità, partendo dal ddl Zan e dalla battaglia non contro il Diavolo, bensì dall’operazione militare speciale versus l’omofobo, cioè il cattolico. All’interno della Chiesa franceschista, del resto, non si parla d’altro che non sia il ddl Zan. Secondo il buon Matteo, Jorge Mario è immenso, in quanto “ci aiuta a capire che il sociale e lo spirituale sono intimamente uniti”. Insomma, il trascendente risplenderebbe meglio col materialismo dialettico di Karl Marx e Friedrich Engels. Il mio candidato preferito ai fini di un arrapante pamphlet è Víctor Manuel Fernández, nominato da Bergoglio, 1° luglio 2023, prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede, grazie al decalogo sui baci (Guariscimi con la tua bocca. L’arte di baciare). Fu autore nel 1998 de La pasiòn mistica, l’eccitante riscrittura del Kāma Sūtra, con dedica particolare ad Allah confezionatore dei “peni duri che fanno la guerra nelle vagine”. Il cardinale argentino parlò di errore di gioventù, benché risulti patetico definirsi pischello a 36 anni. Eppure, errore non fu, visto che continuerà da grande a scrutare orgasmi e parti intime, moltiplicando la produzione bibliogra-fica. In Por qué no termino de sanarme? del 2002 v’è una pioggia di consigli per l’esplosione coitale: “Un corpo può lasciare il segno se indossa. Abiti che risvegliano la sensualità. La sensualità delle spalle e delle braccia abbronzate viene accentuata indossando una maglietta… Il collo nudo risulta più sensuale mettendovi sopra una catenina. Se a questo aggiungiamo una certa dose di fantasia da parte di chi guarda allora un corpo può apparire come qualcosa di impressionante, meraviglioso, indispensabile”.

In Para Liberarte de la Ansiedad y de la Impaciencia del 2004 sta scritto: “Quando tutto il nostro essere è unificato in un’unica direzione, allora si arriva al vero incontro, alla fusione, all’unione perfetta, anche se per pochi minuti. Non è necessariamente una questione di quiete fisica, perché questa esperienza può avvenire anche nel mezzo dell’entusiasmo di un’attività molto intensa. Ciò accade, ad esempio, nell’orgasmo tra due persone che si amano”. Che l’orgasmismo faccia rima con misticismo lo si ritrova nella fatica letteraria Teología espiritual encarnada: profundidad espiritual en acción, dove santifica i lussuriosi, affermando: “I momenti di vita e di gioia (anche sessuale) sono vissuti come una partecipazione alla vita piena della Resurrezione. Quei momenti di piacere condiviso possono essere preparati e poi ringraziati in momenti di preghiera condivisa. Essi non devono essere separati dal rapporto con Dio come se fossero semplicemente un peccato consentito”.

Il mistero dell’Incarnazione, segno efficace della grazia che si consuma nell’unione genitale, mostra fino a che punto Dio, facendosi uomo, sia entrato anche Lui nella carne umana, convertendo la corporeità in mediazione della grazia. Pertanto, quando l’unione dei corpi è stata una vera espressione d’amore, deve essere celebrata in preghiera. Quale il noumeno kantiano del Sesso mistico? Semplice: prima penetro, poi prego. Stimolante assai è l’invito a percepire la corporeità: “Schiena, petto, vita, fianchi, bacino, glutei, genitali. In qualunque punto del corpo dovremmo captare qualche sensazione (di calore, di bruciore, di piacere). Nessuna parte della pelle è insensibile, anche se le sensazioni sono molto sottili. Infine, è importante cercare di catturare la totalità dell’organismo, prendendo coscienza dell’intero corpo e sentendolo per un po’ a lungo”. Viva Papa Bésame mucho e che l’alcova discenda su di noi!

Aggiornato il 24 febbraio 2025 alle ore 10:58