Indignazione a singhiozzo

Pochi giorni orsono, i media fremettero, e giustamente, alla vista della donna italiana portata in manette, con ceppi ai piedi, dentro l’aula di un tribunale ungherese. Lasciamo stare la colpevolezza dell’imputata e la regolarità dell’imputazione e la nazionalità del giudice. A noi liberali ripugna che un innocente, chi non è stato giudicato, compaia incatenato davanti alla corte. Però ci ripugna pure che i media distinguano a seconda del luogo, del tempo, dell’imputato. Mentre sostengono in generale che la dignità umana impedisce sempre che le persone custodite dallo Stato subiscano trattamenti degradanti, talvolta se ne dimenticano in casi concreti. Fa onore all’Italia che neppure Totò Riina sia stato ascoltato in udienza con le manette ai polsi. Nel Nord Europa un assassino uccise decine di ragazze e ragazzi facendo il tirassegno, eppure subì il processo standosene composto sullo scranno.

Dopo la strage al Crocus City Hall a Mosca, sono stati subito arrestati gli apparenti responsabili che, trascinati a viva forza in tribunale, sono stati esibiti in modo immondo alle telecamere. Erano visibilmente scossi dalle torture subite: chi incosciente non si reggeva in piedi; chi mostrava l’amputazione dell’orecchio fattogli inghiottire nella cattura; chi appariva pressoché inconsapevole della situazione.

Ebbene, ho cercato invano sui giornali la vibrata protesta, ecco l’espressione, contro l’inqualificabile trattamento riservato ai terroristi, fuori e dentro l’aula del tribunale moscovita. Anzi ho percepito quasi una sorta di sordo compiacimento. Il trattamento ricevuto da quegli stragisti sembrava commisurato all’immane crimine commesso. In fondo in fondo, le maniere forti se le meritavano a prescindere. Però, in altri contesti, avrebbero parlato di “macelleria messicana”.

Come la dignità umana da preservare nel giudizio e nella pena anche al più crudele criminale varia a seconda dei casi, così l’indignazione dei media dipende da troppe circostanze di tempo e di luogo per apparire una incontestabile virtù. La civiltà di un regime è connessa allo status dell’accusato, in diritto e in fatto. Le condizioni psicofisiche degli stragisti dicono tutto. Peccato, per i media nostrani, muti sul punto specifico. Si rifaranno alla prossima occasione? Dipende.

Aggiornato il 26 marzo 2024 alle ore 10:15