Il mondo è stufo di sopportare il sacrosanto complesso di colpa per la Shoà

Un ex stimatissimo e rimpianto ministro degli esteri, del Partito democratico, dice giustamente che esiste un impressionante deficit comunicativo dello Stato israeliano ogni qual volta succedono tragedie in tempo di guerra con i palestinesi a Gaza. Verissimo. Le loro pubbliche e politiche relazioni sono da bocciare.

Poi però uno si chiede: ma come mai il riflesso pavloviano dei giornali, degli opinionisti e dei dichiaratori per professione, nel dubbio, si scaglia sempre contro Israele e gli ebrei? Se fai lo sbaglio di partecipare a una delle ridicole discussioni su Facebook in materia di guerra di Gaza e dintorni alla fine esce sempre questa argomentazione: “Ma, insomma, come mai tutto il mondo vi odia? Te lo sei mai chiesto?” E finisce lì. Al netto di qualche imprecazione reciproca sui rispettivi “mortacci”.

Beh io me lo sono chiesto e mi sono dato una risposta semplice semplice: questo mondo che “vi odia”, questo riflesso pavloviano di disonestà intellettuale vagamente simpatizzante o ammiccante con l’antisemitismo  è  vissuto dalla gente che nel proprio subconscio non ne può più di dovere invece sopportare il senso di colpa dell’inconscio collettivo europeo per la Shoà. Chi oggi ha 20 anni crede di non dovere sopportare questa colpa. E anche chi è nato dopo la guerra si tira fuori. Risultato: da decenni un’amnesia collettiva colpisce i più. È al contrario un senso di colpa che andrebbe coltivato. Perché è sacrosanto e ci aiuta a non dimenticare.

Tutto qui. Quando si parla di deontologia professionale per i giornalisti, un bel corso di onestà intellettuale con tanti ma tanti crediti formativi in palio sarebbe una possibile soluzione.

Aggiornato il 04 marzo 2024 alle ore 09:35