Quando il fischio dell’arbitro è urgente

La “Rand Corporation”, un pensatoio vicino al Dipartimento della difesa dell’Amministrazione degli Stati Uniti d’America, invita gli stessi a disimpegnarsi dalla guerra in corso in Ucraina. È la stessa organizzazione ad aver consigliato la medesima Amministrazione nordamericana, nel 2019, a spingere la Federazione Russa a sbilanciarsi nella stessa Ucraina. E, quindi, è vista da molti come corresponsabile di quanto sta accadendo lì.

Il ministro degli Esteri della Federazione Russa ha colto la palla al balzo per travestirsi da pacifista, come sa spesso fare, e dirsi disposto al negoziato. Naturalmente, le posizioni da lui enunziate sono incompatibili con quelle alle quali si è detto disponibile a trattare il Governo ucraino. È una situazione abbastanza usuale, quando si comincia a trattare. Se non si tratta, però, la situazione è pronta a scappare di mano.

L’Europa è più in bilico che mai. È importante, a questo punto, individuare un luogo per mettersi attorno a un tavolo. Il panno verde più adatto, lo si ripete, è la Corte permanente di arbitrato, istituita con la Convenzione dell’Aia del 1899. Non lo sono la successiva Corte internazionale permanente né tantomeno la Corte penale internazionale: non vi si processa nessuno, si arbitra. In certe situazioni, per evitare il peggio, è bene fermare la partita con un colpo di fischietto. Riflettiamoci tutti, a cominciare da Antonio Tajani.

Aggiornato il 16 febbraio 2024 alle ore 09:39