Il corteo filo-Hamas nel Giorno della Memoria

Dovevamo vedere pure questa: il corteo pro-Palestina – in pratica filo-Hamas – a Roma nel Giorno della Memoria. Cioè sabato 27 gennaio 2024. Uno scempio condito nel manifesto (nella foto) con una frase arbitrariamente presa da Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche la nostra”.

Una frase che si attaglierebbe perfettamente a una manifestazione a favore delle neglette e subito dimenticate 1200 vittime dei kibbutz israeliani al confine di Gaza e della festa rave, nonché ai rapiti tutti ebrei dello scorso 7 ottobre. E che invece verrà usata con ulteriore implicito e forse inconscio disprezzo per insultare il Giorno della Memoria a Roma da parte dei partecipanti, o di buona parte di essi, a questa manifestazione organizzata da alcune associazioni di sedicenti studenti e di cittadini palestinesi residenti in Italia. Manifestazione che verrà probabilmente fagocitata anche dai locali centri sociali romani dell’ultra sinistra e persino da qualche nostalgico dell’anti sionismo-semitismo dell’ultra destra che non si riconosce nella linea di Giorgia Meloni di appoggio “senza sé e senza ma” allo Stato di Israele. Poi non mancheranno i grillini del terzo tipo e chissà se non ci farà un salto pure qualche personaggio para-mediatico alla Di Battista. Di sicuro il tutto provocherà un bel casino sia di ordine pubblico sia di immagine.

Ancora una volta assisteremo alla farsa di buona parte della sinistra pro-Palestina che dirà di piangere commuovendosi per gli ebrei morti nella Shoà – paragonandoli possibilmente ai palestinesi di Gaza.

Mentre tutti i conformisti dell’antisemitismo di moda oggi, quello della traslazione, esterneranno le loro antipatie e il proprio inconfessabile odio per quegli ebrei oggi vivi. Che si ostinano a rimanere vivi.

Infine, se vi chiedete cosa sarebbe questa “traslazione” dell’odio anti-ebraico, la risposta grosso modo è questa: al primo livello esiste l’odio anti-ebraico duro e puro che però pochissimi, a meno che non siano esponenti di movimenti terroristici islamisti, sunniti o sciiti, osano esternare. Un minimo di vergogna legata al ricordo del nazismo esiste. Poi si passa al livello numero due: l’antisemitismo si trasforma, si trasla, in odio contro lo Stato di Israele e, qualcuno azzarda, anche del puro diritto dello stesso di esistere e soprattutto di difendersi dagli attacchi armati, da dovunque provengano.

Se vogliamo, questo antisemitismo usa anche furbescamente la figura retorica della sineddoche: una parte per il tutto. Dico che odio il Governo Nethanyahu per non dire che mi stanno sul c... gli ebrei in genere.

Infine, il livello tre: non siamo contro gli ebrei, non siamo contro Israele, però quel Benjamin Netanyahu – o chi pro tempore conduce una guerra di difesa, a suo tempo dissero le stesse cose per Ariel Sharon – è il degno erede dei nazisti. E quindi i nipotini di quelli che negli anni Quaranta come il muftì di Gerusalemme, e zio di Arafat, venivano ricevuti da Adolf Hitler nel Nido dell’Aquila e progettavano di avvelenare l’acquedotto di Gerusalemme – lo chiesero a Mussolini e lui di fatto tergiversando rifiutò – oggi possono manifestare contro Israele il giorno in cui si commemora la Shoà usando nel manifesto propagandistico il su citato pensiero di Primo Levi.

E chi scrive, a sua volta citando e parafrasando il suo libro più noto potrebbe dire: “Se questi sono uomini...”.

Aggiornato il 26 gennaio 2024 alle ore 09:55