Una conservatrice e un’Ue più liberale

Messi da parte gli acciacchi fisici, ecco tre ore di conferenza stampa di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio del primo Governo conservatore d’Italia. In 180 minuti e passa è stato affrontato ogni argomento della politica dell’Esecutivo nazionale. Però, nell’anno in cui si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo, sono state centrali le domande su quale Commissione esecutiva dell’Unione intenda sostenere.

Abilmente, Giorgia Meloni ha glissato su chi vedrebbe bene per presiederla. Invece, ha disegnato il tipo di politica opportuna per l’Istituzione. Meloni ha insistito sulla necessità di promuovere più sovranità politica dell’Unione, e meno laccioli, di contro, per il mercato interno. Ha fatto particolare riferimento alla difesa, alla politica estera e a quella interna, per quanto concerne l’immigrazione, ad esempio. La situazione internazionale ha spinto l’Unione europea a sentire questa necessità.

Si ricordi, tuttavia, come già Luigi Einaudi, da presidente della Repubblica, riaffermò nel firmare la promulgazione della legge di ratifica del trattato istitutivo della Comunità carbosiderurgica – entrato in vigore nel 1952 – dal quale partì tutto il processo d’integrazione economica, in coerenza con posizioni espresse dallo stesso Einaudi fin dagli ultimi del secolo XIX, ossia su come considerasse un errore cominciare dall’economia. L’integrazione, per lui, doveva iniziare dalla politica.

Ora, la prospettiva della presidente del Consiglio, dopo un anno di esperienza di Governo, ritorna nei fatti a Einaudi, anche se la teoria è più debole. Quindi, spetterebbe al Partito liberale italiano sostenerla e sollecitarla, affinché si smarchi dai condizionamenti di altri conservatori europei. Eppure, il fatto che abbia auspicato più sovranità in questi settori, e più libertà nel mercato interno, rappresenta moltissimo per dei liberali.

Aggiornato il 05 gennaio 2024 alle ore 10:31