Dinosauri

Gli evoluzionisti, oggi, nella maggior parte dei casi, non ritengono il trasformismo un processo continuo e lento, con un ritmo “geologico”, ma sottolineano in esso la presenza di fasi di rottura traumatiche: in centocinquanta milioni di anni la biodiversità è cresciuta ma poi sono avvenuti crolli improvvisi. I più grandi, in questo periodo, sono stati cinque: uno, duecentocinquanta milioni d’anni fa, fu quasi l’estinzione di pressoché tutti gli esseri viventi; l’ultimo, sessantacinque milioni d’anni fa, è quello che portò alla scomparsa dei dinosauri. Queste catastrofi furono il frutto di grandi mutamenti ecologici, come i cambiamenti climatici, la caduta di asteroidi e altro. Ma nulla di umano o dovuto ad un’altra specie animale. Le condizioni comuni a questi eventi sono stati: un forte cambiamento climatico, una modifica nella composizione dell’atmosfera e un logoramento ecologico particolare. Queste tempeste perfette, comunque, non ebbero il genere umano come agente.

Oggigiorno, è indubbio, è in corso un cambiamento climatico, la composizione dell’atmosfera sta mutando ed è evidente una crisi ecologica non indifferente. Solo che, questa volta, non è piombato sulla terra nessun asteroide, ma una specie, l’homo sapiens sapiens: secondo i più, è il responsabile di quasi tutto. Ora, la massa di tutti i beni prodotti dagli esseri umani, secondo la rivista Nature del 9 dicembre del 2020, avrebbe superato la biomassa, cioè la massa di tutti gli esseri viventi. Paul Crutzen, il quale ricevette il Premio Nobel per la chimica grazie ai suoi studi sull’atmosfera, ha coniato il termine antropocène come definizione proposta della nostra epoca geologica, in cui l’ambiente del pianeta Terra, nell’insieme delle caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche nelle quali s’evolve e svolge la vita su di esso, è fortemente condizionato, sia a livello locale che globale, dagli effetti dell’azione umana, con cambiamenti sostanziali degli equilibri naturali. A oggi, in negativo: la scomparsa delle foreste tropicali, essenziali, con la loro fotosintesi, per ossigenare l’atmosfera; la riduzione della biodiversità, con l’estinzione di molte specie animali e vegetali; l’occupazione umana della metà delle terre emerse; lo sfruttamento senza moderazione delle risorse ittiche, delle acque dolci; l’uso a piene mani d’azoto come fertilizzante agricolo; il riempimento dell’atmosfera di ingredienti per gas serra.

Non mi spaccio per ecologo e quindi non entro nel merito di dire fino a che punto le contromisure prese dall’Unione europea, da governi e parlamenti nazionali, da conferenze oppure organizzazioni internazionali, siano sufficienti o meno. So solo che mentre l’Unione europea programma, ad esempio, la sostituzione delle automobili che bruciano combustibile fossile con quelle con motore elettrico entro il 2030, la Federazione Russa, con un territorio di un sesto delle terre emerse, sente il bisogno di intervenire in Ucraina, per ricondurla e sé. Usa mezzi militari, costringendo gli ucraini a fare altrettanto, e che consumano benzina della peggiore, in quanto a emissione di anidride carbonica. Fa scoppiare ordigni pericolosamente vicini a centrali nucleari, e quant’altro, nonché costringe l’Unione europea, per dipendere sempre meno dalle sue forniture di gas e petrolio, all’uso anche, qualora necessitasse, del carbone.

I comunisti cinesi, i quali tengono sotto di sé un miliardo e mezzo di persone, occupano nove milioni e mezzo di chilometri quadrati e sono tra i maggiori inquinatori del mondo, invece di preoccuparsi d’essere più puliti danno vita a esercitazioni militari ulteriormente inquinanti, per intimidire ventitré milioni e mezzo di cinesi i quali vogliono restare cittadini d’uno Stato libero, la Repubblica di Cina, ridotti a difendersi su un’isola di trentaseimila chilometri quadrati, e sono versati in produzioni in genere pulite, come le elettroniche. Tutto ciò in nome di una vecchia concezione del diritto internazionale, senza enti supernazionali e organismi di cooperazione per affrontare e risolvere problemi comuni, ma solo un confronto tra le potenze in grado d’essere tali, con la guerra come principale arma per risolvere i conflitti tra loro.

Sono come i dinosauri: un grosso corpo e una testa, quindi un cervello, piccolissimi. C’è una sola differenza: i dinosauri d’un tempo non seppero adattarsi a un cambiamento ambientale, peraltro non indotto da loro. E si estinsero. Questi bestioni politici corrono il rischio di dare un forte contributo all’estinzione di tutti noi.

Aggiornato il 23 agosto 2022 alle ore 10:17