Silvio for President? Certamente sì, anche se…

L’ipotesi di Silvio Berlusconi come possibile successore di Sergio Mattarella è sembrata nell’immediato una boutade semiseria e quasi folle. Però, hanno iniziato poi a crederci sempre più persone, a partire, fra l’altro, dal diretto interessato e si è già ricorsi al pallottoliere, che indicherebbe solo una distanza di una cinquantina di voti dal raggiungimento del Quirinale per il Cavaliere. Cinquanta voti non sono una enormità, quindi, oltre ovviamente a Forza Italia, anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno incominciato a prendere in considerazione pubblicamente una candidatura di Berlusconi.

Forse Silvio non giungerà mai al Colle se non altro perché, la Storia recente lo insegna, i nomi fatti troppo presto sono i primi ad andare incontro al fuoco, a essere bruciati insomma. Ma la pazza idea, peraltro nemmeno così squinternata a pensarci bene, di Berlusconi presidente della Repubblica non è affatto sbagliata. Mettiamo subito da parte l’eventuale natura divisiva del candidato, già sollevata da ambienti della sinistra. Abbiamo avuto a lungo, per più di un mandato fra l’altro, un presidente come Giorgio Napolitano la cui storia politica e ideologica non è mai piaciuta a una consistente fetta della nazione. Inoltre, il Cavaliere di oggi, se proprio la vogliamo mettere sul piano delle personalità più o meno attente all’unità nazionale, è ben diverso da quello che si trovava alla guida della coalizione di centrodestra. È diventato politicamente corretto su molte cose, forse troppo secondo il parere di chi scrive, a partire da quell’Europa e dalla sua classe dirigente, rappresentata fino a poco tempo fa da Angela Merkel, che sono state le principali responsabili della caduta dell’ultimo Governo presieduto da Silvio Berlusconi.

La salita al Colle sarebbe il coronamento di una lunga carriera politica che ha contrassegnato le sorti del Paese per più di un ventennio e costituirebbe un risarcimento morale per un uomo che è stato oggetto di una vera e propria persecuzione giudiziaria e vilipeso in mille modi. Forse nemmeno l’interessato se lo ricorda più, ma nessun altro politico in Italia è stato mai paragonato finanche al generale argentino Jorge Rafael Videla. Oggi, il centrodestra tutto – Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e i centristi – ha i numeri per condizionare l’elezione del prossimo capo dello Stato e il via libera a Berlusconi per il Quirinale manifesterebbe l’unità e la forza della coalizione. Diversamente, ovvero se dovessero toccare palla solo gli altri, com’è successo in tante sfide parlamentari per il Colle, si tratterebbe di una batosta un po’ per tutti, per il centrodestra ora al Governo e per quello di opposizione. Silvio Berlusconi presidente della Repubblica non potrebbe essere certo peggiore di un Giorgio Napolitano o anche di un Sergio Mattarella, ma potrebbe deludere chi, soprattutto da destra, non vuole un presidente tutto suo e nemmeno un barricadero al Quirinale, però auspica una discontinuità con gli stanchi riti di questa vecchia Repubblica.

Una discontinuità che un personaggio come Mattarella, per ovvie ragioni, non ha mai potuto offrire. Una discontinuità che possa essere l’inizio e la base di una stagione di riforme istituzionali. Berlusconi, visto che si è già, per così dire, “moderato” su diverse questioni, rischierebbe di essere fin troppo “istituzionale” e immobilista al pari dei suoi predecessori. Il centrodestra in generale ha una sorta di complesso di inferiorità nei confronti della sinistra e della sua storica guerra delle parole, e quando esso giunge nella stanza dei bottoni, per paura di essere aggredito dai teorici del pensiero unico, tende ad annacquare la propria identità fino a perderla del tutto. Stiamo vedendo questo con i governatori di centrodestra delle principali regioni del Nord, in particolare nella lotta al Covid. Attenzione, nessuno dice che il piemontese Alberto Cirio come Massimiliano Fedriga o il veneto Luca Zaia debbano infischiarsene della pandemia, ma fra i ragionamenti No vax e il terrore sistematico alla Roberto Speranza, peraltro contestato dal centrodestra nazionale, vi può essere una terza via di buonsenso. Eppure, i governatori di centrodestra sono a volte più realisti del re e più terrorizzati e terrorizzanti del ministro della Salute.

Aggiornato il 18 dicembre 2021 alle ore 09:58