Ma chi lo voleva il Conte ter

La risposta che ieri Roberto Fico ha dato a Sergio Mattarella è che la maggioranza, dilaniata da troppi dissidi e veti, semmai ci sia mai stata, non c’era più. Molti sembrano non essersene accorti. Tra questi il solito giulivo Nicola Zingaretti. Il suo sguardo era fisso in alto, alla sua unica stella polare, che è solo quella di evitare le elezioni per salvare la sua poltrona e quella dei suoi deputati. A tale fine era disposto a tutto e ha cercato di coprire i dissidi e le vergogne della maggioranza (incluse quelle della sua alleanza opportunista con i Cinque Stelle) con i panni retorici del feticcio di un Conte ter.

Viene in mente il pittore Daniele Ricciarelli da Volterra, detto “il Braghettone” in quanto fu incaricato dal papa Pio IV di coprire con panni pudichi le michelangiolesche vergogne dei profeti e dei santi sulla volta della Sistina. Non sa forse Zingaretti che un Conte ter sarebbe stato solo un nido di vipere e quindi solo un rinvio, di poco momento della resa dei conti, oltre che della resa del (Giuseppe) Conte? Lo sapeva benissimo, ma ha preferito tirare a campare, mantenere un bassissimo profilo, condannando così il Partito Democratico all’inconsistenza politica. E gli italiani ad un ulteriore e forse definitivo rinvio delle riforme che lEuropa stessa, di cui si considera paladino, ci ha chiesto.

Tuttavia, non c’è oggi nemmeno una vera opposizione. Per evitare l’inutile e anzi dannosissima perdita di tempo di un Conte-ter, Matteo Salvini e Giorgia Meloni (o almeno solo il primo) dovrebbero dirsi disponibili ad un appoggio ad un governo istituzionale (e magari aprire ad un uso almeno parziale del Mes, che isolerebbe i Cinque Stelle, staccandoli dal Partito Democratico). Non facendo vera politica, ma solo propaganda, “elezioni, elezioni” (tra l’altro molto impopolari), in realtà avrebbero finito per lavorare anch’essi, come Zingaretti, per il re di Prussia, cioè per un Conte ter.

Aggiornato il 03 febbraio 2021 alle ore 12:35