Per decenni il commissario per antonomasia è stato il funzionario di polizia, il gradino di base della carriera dirigenziale. Oppure il componente di una commissione d’esame. E basta. Commissari di polizia e commissari d’esame. Pure i membri delle commissioni parlamentari vengono a fatica chiamati talvolta commissari. Negli ultimi tempi, ma non proprio così ultimi, la proliferazione dei commissari d’altro genere ha assunto una tale ampiezza da configurare un vero e proprio fenomeno gravemente distorsivo della Pubblica amministrazione delineata dalla Costituzione.
Al solo nominarne il nome, il commissario, oggi, rimanda il pensiero ad una sorta di factotum salvifico che raddrizza il cattivo andamento di uffici pubblici malmessi, che lasciano a desiderare più dell’inevitabile insito in un’organizzazione burocratica. Quando le pratiche s’inceppano e le cose vanno male, quando le ruberie crescono indisturbate e il senso del dovere cala a livelli infimi, quando i rimedi ordinari contro il malfunzionamento e il malaffare negli organismi pubblici grandi e piccoli non sono messi in atto o si rivelano inutili, il commissario viene invocato come il deus ex machina: una persona chiamata espressamente per risolvere una situazione ordinariamente irrisolvibile. Il commissariamento, ovvero l’arrivo del risolutore, costituisce sempre, dove più dove meno, una procedura eccezionale sebbene legittima perché basata su regole giuridiche. Tuttavia, non sempre funziona. Tant’è che, incredibile a dirsi, talvolta lo stesso commissario viene commissariato. Poi resta indefinito e oscuro il controllo sui commissari, che pure sarebbe indispensabile perché “chi custodisce i custodi” è questione di vitale importanza.
Il commissariamento dovrebbe, in essenza, avere soltanto la durata necessaria al perseguimento dello specifico scopo istitutivo e decadere automaticamente al suo conseguimento. Invece esistono commissari quasi a vita, come certi dittatori. Senz’alcuna ragione, salvo il sospetto che vengano dimenticati. È quasi impossibile appurare quali e quanti commissari, pur nominati con le migliori intenzioni, siano incistati nelle Pubbliche amministrazioni. Né sembra esistere un resoconto nominativo del rapporto costi-benefici della loro azione risanatrice e risolutiva. Rimane aperta la questione più ingombrante per il sistema pubblico: la funzione amministrativa ordinaria esiste ancora oppure è diventato ordinario il suo commissariamento straordinario?
Aggiornato il 19 novembre 2020 alle ore 09:37