Attacco papale alla proprietà privata a trent’anni dalla caduta del Muro

Bell’affare che ci abbiamo fatto con la caduta del Muro di Berlino se a trent’anni da questo accadimento abbiamo un Papa terzomondista che attacca la proprietà privata in un’Enciclica.

È la classica eterogenesi dei fini: invece che la fine della storia di cui straparlava illudendosi Francis Fukuyama, con il corollario che l’idea capitalista e liberale fosse ormai ineluttabilmente accettata da tutti, siamo a un passo dal comunismo mondiale.

Stretti tra la prepotenza cinese, lo straripamento geopolitico dell’Islam – e del terrorismo a esso legato che ha preso il posto di quello manovrato negli anni Settanta dal Kgb – e una Chiesa ormai perennemente in ginocchio che cerca solo di mediare con i nuovi possibili padroni del mondo, colpevolizzando l’America e il capitalismo per tutti i mali del mondo.

E la cosa peggiore è che la reazione – ricordate i “reazionari” ? – non è in mano ai conservatori e ai liberali, bensì ai populisti nazionalisti, che oggi hanno preso il posto che negli anni Venti, Trenta e Quaranta del secolo scorso era stato quello del fascismo europeo.

Ora tutti i liberali sanno che il comunismo e il nazionalismo fascista sono la stessa orrenda cosa politica. Solo cambiata di segno: è lo Stato che si mangia l’individuo. Magari instradandolo a una guerra mondiale. Comunque rinchiudendolo in un lager o in prigioni ridotte a segrete per qualunque motivo di dissenso, compreso quello sanitario-pandemico. Cosa che già avviene quasi ovunque. E anche in Italia, come ben sanno quelli che, come i radicali, si occupano di questo problema non secondario che rappresentano i detenuti, i loro detenenti e gli edifici in cui marciscono.

Insomma, la caduta del Muro ha fatto risorgere la barbarie e i fantasmi autoritari che si credevano scomparsi dopo il crollo del Terzo Reich.

E il cosiddetto nuovo ordine mondiale a trazione cinese e con l’incognita dell’Islam geopolitico e del relativo terrorismo ha adesso anche il sigillo papale. Un incubo di cui si vede l’inizio, si intravede lo sviluppo probabile e non si scorge la auspicabile fine.

Aggiornato il 06 ottobre 2020 alle ore 10:07