Per salvare il Parlamento amputato: la “variante Sartori”

Il Parlamento amputato diventerebbe pure oligarchico e autocratico se eletto con metodo proporzionale, soglia di sbarramento e liste bloccate! L’opinione pubblica deve essere mobilitata e i media dovrebbero perciò farsi campioni del collegio uninominale a doppio turno, nella variante perorata dal principe dei politologi, Giovanni Sartori. All'eventuale ballottaggio dovrebbero partecipare non i primi due candidati ma i primi tre, assicurando così rappresentatività, governabilità, scelta. L'ideale, quasi, della democrazia rappresentativa.

La frittata è fatta. Ora è indispensabile evitare che bruci. Una legge elettorale che combinasse il riparto proporzionale dei seggi, ridotti a quattrocento deputati e duecento senatori elettivi, con una soglia di sbarramento ipotizzata al cinque per cento e con le liste bloccate dei candidati, costituirebbe una miscela esplosiva. Vogliamo credere che neppure i più convinti sostenitori del Sì possano approvare che il Parlamento amputato venga affittato a quattro/cinque locatari che decidano insindacabilmente chi alloggiare. L’amputazione ha già prodotto e produce di per sé un effetto di schiacciamento delle minoranze elettorali, cioè delle correnti di pensiero e dei gruppi politici, restringendo pericolosamente la rappresentanza democratica. Se vi si aggiunge una soglia di sbarramento della percentuale prospettata, lo schiacciamento viene amplificato ed aggravato, esasperando il tasso oligarchico delle elezioni generali. Diminuiranno gli eleggibili a petto degli elettori. Il valore del rapporto elettori/eletti calerà. Un maggior numero di elettori sentirà l’amaro sapore dell’esclusione. Il distacco dell’elettore diventerà ineluttabilmente frustrazione politica allorché constaterà che le liste bloccate, seppure gli consentano di scegliere un partito, tuttavia non lo lasciano libero di scegliere un eletto in carne ed ossa, nel che alla fin fine consiste la rappresentanza parlamentare rettamente intesa. Se l’elettore sceglie il partito, sarà il partito a scegliergli l’eletto, mettendo in ordine di preferenza, in rapporto ai voti e a criterio proprio, gli eligendi. In tal modo il connotato oligarchico dell’elezione, già inaccettabile, sarà viepiù rafforzato dal carattere autocratico delle candidature, non meno inaccettabile.

Tutto questo vero e proprio obbrobrio della democrazia parlamentare, al momento un reale pericolo che incombe sulla politica, non un semplice timore ipotetico, può essere scongiurato se le forze politiche vengano indotte, con i mezzi tipici della discussione e della ragione, ad abbandonare il progettato sistema elettorale e ad abbracciare l’alternativa che può scongiurarne gli effetti deleteri implicati e connessi. L’alternativa esiste ed è inoppugnabile, avallata da Giovanni Sartori. Si tratta del sistema maggioritario di collegio, nel quale, se nessun candidato consegue la maggioranza assoluta dei voti, è previsto il ballottaggio non tra i primi due candidati più votati, ma tra i primi tre. La “variante Sartori” dell’elezione con collegi uninominali ha numerosi vantaggi evidenti. Il primo, l’elettore conosce fisicamente i candidati, può valutarli in quanto tali e in relazione al partito di candidatura. Il secondo, nel ballottaggio non si troverà davanti all’alternativa secca tra due candidati, ma potrà scegliere tra tre partiti e tre candidati. Il terzo, la rappresentatività e la governabilità del sistema saranno esaltati e rafforzati dal fatto che l’elettore sentirà molto meno lontana la maggioranza parlamentare venutasi a creare. Se non è l’ideale puro della democrazia rappresentativa, gli somiglia abbastanza. Diversamente, il Parlamento amputato si pervertirà pure in uno sgorbio politico e costituzionale.

Aggiornato il 29 settembre 2020 alle ore 10:59