Se il vero scopo fosse il risparmio, invece del taglio dei parlamentari si sarebbe potuto, più agevolmente, tagliare un terzo dei loro stipendi. E senza neanche bisogno di una riforma costituzionale, doppie letture e referendum. Insieme al taglio dei parlamentari avremo, assai probabilmente, un proporzionale puro (grazie anche all’assist della sentenza Marta Cartabia contro il referendum pro-maggioritario proposto dalla Lega). Sistema elettorale contro il quale gli italiani si espressero già nel referendum del 1993. Si ricorda che i motivi erano: evitare clientelismi, voto di scambio e infiltrazioni delle mafie. Il combinato disposto delle due riforme – taglio dei parlamentari e sistema elettorale – servirà solo a concentrare ancora di più il potere nelle mani dei grandi manovratori di voti. Liste di candidati compilate in base al merito di chi controlla i più grandi (e disciplinati) serbatoi elettorali. Ne risulterà un voto popolare diluito che conterà sempre meno. Perché le decisioni si prenderanno in segrete stanze o cancellerie straniere. O magari, con il pretesto della democrazia diretta in Rete, su opache piattaforme eterodirette.
Le approssimative argomentazioni dei proponenti il Sì al referendum, sovente portano il raffronto con il più ridotto numero dei parlamentari di altre grandi nazioni. Argomentazioni palesemente fallate. Citano ad esempio il caso della Germania dove, peraltro, accanto ai 710 membri del Bundestag – il Parlamento federale – (e sorvolando sul Bundesrat con i suoi ulteriori 70 componenti), ci sono i Parlamenti statali di ciascuno dei 16 Lander. Né si possono paragonare il Lander alle nostre Regioni: le competenze di ciascuno dei 16 parlamenti statali tedeschi sono ben più ampie di quelle del Titolo V della nostra Carta. Infatti, ogni Land della Germania ha la sua Costituzione e ha competenza residuale su tutto ciò che non è materia legislativa esclusiva federale. Per esempio ogni Land disciplina polizia, disposizioni in materia di stampa, ordine pubblico, esecuzione penale. Oltre ad avere ampi poteri di legislazione concorrente in materie come il diritto ambientale.
Analoghe contro-argomentazioni smontano il raffronto con gli Usa che, accanto ai Congressmen federali conta quasi quattromila membri dei Parlamenti statali. La cui autonomia legislativa ha una latitudine che spazia dal diritto societario a materie come il diritto penale e la pena di morte. Dunque, Parlamenti federali più snelli ma ampia autonomia legislativa di quelli statali. Non casualmente il M5a e vari altri promotori della riforma, sono, peraltro, contrari all’ampliamento delle autonomie amministrative e al federalismo. Vi sono, peraltro, anche in Germania precedenti di riduzione del Parlamento ed esperimenti di centralismo statale: durante il nazionalsocialismo tra il 1933 e il 1945... A valle della riforma, l’Italia avrà il più ridotto rapporto tra parlamentari e numero di abitanti tra le comparabili altre grandi democrazie: uno ogni centomila. Vogliamo essere rappresentati meglio non meno.
Aggiornato il 01 settembre 2020 alle ore 11:14