Prossima tappa del Governo Conte, l’Apocalisse

Basterebbe rileggere i nostri articoli dei mesi scorsi, non solo quelli postumi al virus, anche quelli del periodo precedente, sotto finanziaria, per vedere che purtroppo siamo stati tra i primi se non primissimi a prevedere effetti, conseguenze del Giuseppe Conte giallorosso.

Cosi come da soli o quasi, da settimane insistiamo ossessivamente a dire che senza una grande revisione della spesa pubblica oceanica e piena di sprechi ed eccessi assurdi, il banco potrebbe saltare eccome.

Abbiamo scritto ripetutamente la scriteriatezza di un esecutivo che ha spaccato l’Italia in due, da una parte l’apparato statale che della crisi economica nemmeno se ne è accorto, dall’altra quello privato ridotto alla disperazione, senza lavoro, fatturato, stipendi e incassi.

Ci siamo soffermati sulla mancanza di pudore dei parlamentari di tutti i livelli, dei ranghi istituzionali, dei superburocrati, dei manager statali apicali, dei dirigenti più alti di enti ed organismi, di tanti consulenti inutili, dei commissari di authority e organi di sorveglianza, dei direttori di istituti sconosciuti, che non hanno proposto neanche il taglio temporaneo di appannaggi da sceicco che in questa emergenza drammatica totale e nazionale sono insostenibili.

Abbiamo sottolineato l’importanza di procedere subito allo stralcio di provvedimenti del tipo reddito e quota 100, bonus e assegnazioni clientelari, erogazioni a pioggia impensabili, aumenti contrattuali che avrebbero potuto procrastinarsi senza ridurre alla fame gli assegnatari, finanziamenti destinati alla cooperazione, parliamo di cifre che insieme sommano decine e decine di miliardi a disposizione e a totale invarianza di bilancio.

Ci siamo sgolati ad invitare alla revisione e al taglio seppure temporaneo di una infinità di altre voci della spesa pubblica che sono improduttive e non vitali, tali per cui fra questo, quello e quell’altro a raggiungere una cifra complessiva superiore agli 80 miliardi di spesa extra fin qui stanziati non sarebbe stato né complicato né un reato vista la catastrofe incombente.

Come se non bastasse abbiamo suggerito di fare una riflessione intorno all’utilizzo in parte con una norma ad hoc, delle riserve in oro del paese che sono tra le maggiori del mondo, valore corrente circa 140 miliardi, insomma ad usarne una cinquantina fosse solo per garanzia non sarebbe esiziale.

Per non parlare delle proposte di autorevoli economisti di ogni colore politico, di procedere all’emissioni di titoli interni ultra decennali e vantaggiosi fiscalmente da far sottoscrivere agli italiani per evitare sia il peggio sia la mannaia dei mercati, altre decine di miliardi che sicuramente sarebbero arrivati.

Ma ciò che conta è che tutto questo se fosse stato fatto avrebbe cortocircuitato totalmente sia la questua disperata con la Ue, sia il problema dei tempi, e sia quello dello spread, anzi ci avrebbe messi in una condizione di autonomia tale per cui la nostra voce in Europa avrebbe potuto farsi sentire e valere come mai prima d’ora.

Del resto in una fase di crisi epocale disporre di una cifra con l’emanazione di provvedimenti ad hoc emergenziali, che potrebbe raggiungere il 15% del pil, in parte ad invarianza di bilancio e in parte a debito nei confronti però solo dei nostri cittadini, sarebbe stato e sarebbe ancora un jolly di importanza tale da garantire veramente la salvezza del paese.

Del resto se non ora quando? Se non si pensa quando si è con l’acqua alla gola a rivedere la spesa pubblica e risparmiare anche temporaneamente valanghe di miliardi da destinare dove manca sangue, se non si chiede un sacrificio all’apparato statale che ha sempre vissuto tranquillo grazie al lavoro del privato, se non si effettua ora un travaso della spesa dall’improduttivo al produttivo che rischia di saltare e di portarsi dietro baracca e burattini, quando ci si pensa?

Eppure non solo l’esecutivo giallorosso non ci ha pensato ma ha aumentato l’uscita improduttiva, l’assistenzialismo, lo statalismo, ha emesso dpcm sbagliati, contorti, che destinano risorse in modo discriminato, centellinato, ritardato, 80 miliardi in larga parte sprecati che infatti stanno provocando rabbia e indignazione ovunque.

Tanto è vero che viaggiamo verso un pil che precipiterà del 13 percento, un debito verso il 170 percento, le casse vuote e un settore privato e produttivo che alla fine dell’estate in buona parte tirerà le cuoia, fallimenti, licenziamenti, libri in tribunale, altroché scadenze fiscali da pagare, mutui da saldare e lotta al contante per crescere.

Dal 1 luglio la mortificazione del contante peggiorerà i consumi, perché la spinta all’utilizzo dei bancomat non c’entra niente con l’uso del contante, tanto è vero che dall’America alla Germania, dove la moneta elettronica è preponderante l’utilizzo del contante è illimitato, da noi questo provvedimento è una ipocrisia che favorirà le banche piuttosto dell’economia.

Per non parlare del fatto che questo governo avendo rinunciato per incapacità e impreparazione alla elaborazione di una strategia seria, di contrasto, approvvigionamento, reperimento, di strumenti, mezzi, riforme contro la crisi si è completamente consegnato all’Europa ai suoi finanziamenti e ai suoi comandamenti, tale per cui o l’Europa o la morte, ci rendiamo conto?

E se il next fosse cambiato come è probabile che sia? Se il recovery fosse ridimensionato e posticipato come è probabile che sia? Se il mes fosse davvero condizionato? Se il Qe della Bce fosse abbreviato? Ebbene sarebbe l’apocalisse, questa è la possibile prossima tappa del governo che ci hanno imposto contro ogni logica della democrazia dell’alternanza, con la scusa che ci avrebbe salvato dal centrodestra pericoloso e illiberale.

Qualcuno per carità di patria se ne accorga, batta un colpo, intervenga, ponga rimedio, con questo governo ci stiamo giocando il futuro del paese, anni di lavoro delle imprese, posti e occupazione, ci stiamo giocando l’economia reale della nazione e rischiamo l’apocalisse come se niente fosse.

Aggiornato il 25 giugno 2020 alle ore 14:15