I numeri inutili della pandemia

Ogni giorno, alle 18 circa, un rito laico accomuna milioni di italiani davanti al televisore, quando si presenta il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, di solito accompagnato da un virologo, direttore di qualcosa o docente in qualche università – quasi avesse bisogno di questa rassicurante presenza scientificamente plausibile per fornire di credito le sue parole – sciorinando i numeri “aggiornati” della pandemia. Ebbene, perché ci danno questi numeri? Perché stiamo a sentirli ogni giorno? Che attendibilità hanno questi numeri? Praticamente nessuna. E vediamo perché. Poniamo mente, per spiegarci meglio, ai numeri forniti dalla Protezione civile ed aggiornati al 22 aprile. Attualmente positivi 107.699. Siamo sicuri? No, per nulla. Infatti, il numero dei positivi attuali dipende da due fattori, che qui non vengono presi in considerazione.

Da un lato, il numero dei tamponi effettuati il quale, ovviamente, risulta direttamente proporzionale a quello dei positivi: più tamponi, più positivi; meno tamponi, meno positivi. E allora quanti tamponi sono stati effettuati? Non si sa, con precisione. Non lo sanno, con precisione, neppure coloro che danno i numeri. Da altro lato, è evidente che ci sono moltissime persone – mai censite e non censibili – che si trovano ad essere con sintomi lievi o lievissimi ai quali non danno importanza o che li scambiano per un normale raffreddore o addirittura persone del tutto prive di sintomi e tuttavia fonte di contagio per tutti gli altri. Quanti saranno costoro? Molti, moltissimi, un numero indefinito da nessuno calcolabile con precisione: forse centomila, forse un milione o forse molti di più, qualche virologo dice sei o sette milioni. E allora è evidente come quel numero fornito degli attualmente positivi non dica un bel nulla: tanto varrebbe non darlo affatto.

Altro numero. I deceduti sarebbero 25.085. Siamo sicuri? No, per nulla. Infatti, in questo caso possono darsi casi diversi che fanno ridurre o elevare quel numero. Può darsi per esempio che alcuni di questi decessi (pochi o molti) dipendano eziologicamente da cause patologiche diverse e preesistenti o concomitanti e perciò quel numero andrebbe ridimensionato; oppure che altre persone (poche o molte) siano decedute senza che nessuno dei sanitari conosca con precisione la causa cui attribuire il decesso o che altre ancora non lo sappiano neppure loro e che siano decedute a casa propria da perfette sconosciute e perciò quel numero andrebbe sensibilmente elevato. E allora è evidente come anche questo numero non dica un bel nulla: tanto varrebbe non darlo affatto.

Altro numero. I nuovi positivi sarebbero 3.370. Siamo sicuri? No, per nulla. Anche qui valgono le considerazioni esposte sopra, circa la dipendenza di questo numero sia dal numero di verifiche effettuate, sia da quello di possibili asintomatici che tuttavia non vengono e non possono essere censiti in alcun modo. Allora è anche qui evidente come questo numero non dica un bel nulla: tanto varrebbe non darlo affatto. Forse i soli numeri vicini alla realtà sono quelli del maggior numero di letti vuoti in terapia intensiva e dei semplici ricoverati dimessi: ma anche qui permane qualche dubbio circa la conoscenza precisa e specifica di tutti – dico tutti – le sedi di ospedalizzazione su tutto il territorio italiano.

Morale: i numeri che ci vengono dati non solo sono irreali e perciò largamente inattendibili, ma espongono al pericolo che, prendendoli sul serio, le autorità politiche decidano in loro conformità, ma incorrendo in grossolani abbagli. E questi sono possibili soprattutto sulla percentuale di mortalità che va ovviamente calcolata sulla base del numero effettivo dei contagiati che però nessuno conosce. Sicché se 25mila decessi calcolati su circa 187mila casi complessivi – dato fornito dalla Protezione civile il 22 aprile – rappresenta una percentuale elevata, quella del 13,16 per cento, tale da giustificare gli arresti domiciliari per sessanta milioni di italiani; invece su sei milioni di italiani – numero possibile dei contagiati e non smentibile da nessuno – rappresenta soltanto lo 0,47 per cento: cioè una percentuale quasi irrisoria, inferiore al dato della semplice ed annuale influenza, tale da correre subito al cinema o a teatro senza paura alcuna.

La cosa più grave è comunque che le decisioni politiche siano state prese e verranno prese sulla scorta di numeri altamente inaffidabili e scientificamente incerti. Il governo, insomma, ha deciso, decide e deciderà sulla scorta di ciò che gli scienziati non sanno e che, in linea di principio, non possono sapere, ma inducendo i più ad immaginare che invece lo sappiano e che le decisioni siano prese a ragion veduta. Invece vagolano nel buio. Per questo, ogni giorno, danno i numeri. Letteralmente.

Aggiornato il 24 aprile 2020 alle ore 11:25