Coronavirus: adesso è facile minimizzare

Una premessa è d’obbligo: non abbiamo le cognizioni scientifiche per alimentare allarmismi sul Coronavirus e nemmeno per derubricarlo a fenomeno simil-influenzale di scarso impatto sociale. Sappiamo soltanto che il fatto, grave o lieve che sia, porterà con sé un tot di caduti sul campo per poi esaurire la sua portata medica lasciando il campo alla conta dei danni (quelli sì enormi) in termini economici.

Nonostante molti studiosi affermino il contrario, magari sarà fondata la tesi di alcuni scienziati altrettanto autorevoli in base alla quale ogni allarmismo è inutile. Non è dato sapere chi abbia ragione ma in realtà ci interessa poco ai fini della riflessione che ci preme fare.

Bagatella o pandemia, armageddon o influenzetta, il nostro Paese non era vistosamente preparato a fronteggiare il virus ma in molti, anche ai piani alti, si affannano a spergiurare che tutto sia sotto controllo.

E perché mai il nostro Paese non era preparato ad un simile evento stra-annunciato? Perché nei giorni precedenti all’esplosione del caso era impegnato a fare altro.

Quando i Governatori di Veneto e Lombardia chiesero sommessamente che si potessero effettuare controlli stringenti sui voli provenienti dalla Cina, in molti gridarono al “razzismo”, al “fascioleghismo”, alla “xenofobia con la felpa”, al macabro espediente volto a inibire l’ingresso agli amati migranti. In realtà molti (tra cui alcuni esperti) chiedevano di sottoporre a screening tutti i casi a rischio e non solo gli stranieri. Ma tant’è, la macchina della propaganda era ormai partita.

Come potevamo prepararci a fronteggiare efficacemente l’arrivo del Coronavirus se per noi il nemico non era il contagio ma il razzismo?

Le Istituzioni si sono affrettate a fare visita nelle scuole ad alto tasso di stranieri, a fare visita ai ristoranti cinesi preoccupandosi del fatto che fossero vuoti. Finanche qualche pesciolino molto di moda di questi tempi invitava a non farsi contagiare dai nuovi razzisti. Alcuni Governatori si sono opposti alla “schedatura nazista” dei cinesi. Addirittura anche qualcuno molto vicino a Nostrosignore (a suo dire) ha fatto riferimento a presunte discriminazioni di stampo nazista. E come potevamo attrezzarci contro il Covid-19 se il nostro principale nemico erano le destre? Una linea d’azione non dettata dalla scienza ma da una politica fasciolara non poteva che produrre disastri (se il Coronavirus fosse stato più cattivo saremmo morti tutti come sorci).

Dovevamo troppo fare piazzate di basso cabotaggio e nel poco tempo rimanente abbiamo frettolosamente vietato i voli diretti dalla Cina (favorendo il proliferare di quelli indiretti), abbiamo detto con una sicurezza granitica di avere un piano (forse era sbagliato o non c’era) e abbiamo chiuso il cancello della stalla quando ormai i buoi erano scappati. D’altronde per noi il problema era altro.

Che si tratti della peste del secolo o di un raffreddorino, noi eravamo troppo occupati a cantare bellaciao contro i cattivi per organizzarci, noi eravamo troppo impegnati ad inseguire il nemico politico per arginare un virus invisibile. Al governo abbiamo dei disperati alla spasmodica ricerca di voti e per questo non sono affidabili.

Magari non avremmo comunque arginato un bel niente ma non ci abbiamo nemmeno provato. Perfino a “bubbone scoppiato” abbiamo cercato di buttarla in politica ipotizzando (falso) che il “paziente zero” non fosse un “povero proletario cinese” di ritorno da casa sua ma un “ricco manager italiano, un capitalista” di ritorno dall’oriente in business class (pensa che scandalo). Nemmeno una minaccia in casa nostra tanto concreta quanto sconosciuta ci ha fermato dal proferire una massa incontrollata di grosse cappellate da politicanti di quart’ordine.

Siamo fatti così, ci piace la polemica filosofica, l’ideologia fatta entrare a martellate anche quando non c’entra una mazza, la fazione da curva nord anche quando il dramma è dietro l’angolo, il buonismo esibito platealmente. E poi i risultati si vedono tutti.

Adesso l’ordine di scuderia è quello di minimizzare, minimizzare su tutto, ufficialmente per non creare panico ma praticamente per arginare la figura da scemi. Altra parola d’ordine è quella di invitare all’unità nazionale, la qual cosa fa sorridere se detta da quegli stessi soggetti che dell’unità nazionale se ne sono sempre impipati quasi fosse una parolaccia di destra.

Uno che di epidemie se ne intendeva – Alessandro Manzoni – una volta ha scritto che “Il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”. Ecco, appunto.

Aggiornato il 25 febbraio 2020 alle ore 11:18