Un Governo inadeguato all’emergenza

Le crisi internazionali, quella tra Usa ed Iran e quella libica, cadono come manna dal cielo sul Governo italiano che appare indeciso a tutto tranne che a cercare di sopravvivere il più a lungo possibile. Il calcolo di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti è che più sarà forte l’eco mediatico delle minacce e delle ritorsioni belliche tra americani ed iraniani e più crescerà il conflitto tra i tanti aspiranti alla divisione del bottino libico, meno attenta l’opinione pubblica italiana sarà sulle contraddizioni della coalizione giallorossa che paralizzano il Paese. In questo modo si allungherà automaticamente la speranza del Conte-bis di superare indenne le elezioni regionali del 26 gennaio, lo sfaldamento interno del Movimento Cinque Stelle e l’inconsistenza sempre più marcata di un Partito Democratico capace solo di occupare poltrone.

Un calcolo del genere non è solo assolutamente miope, ma è anche la spia inequivocabile della pochezza irrimediabile della classe politica al potere. Sopravvivere per rilanciare un progetto di crescita del Paese è legittimo e doveroso. Ma sopravvivere per sopravvivere è criminoso. Perché, proprio a causa di crisi internazionali che potrebbero intrecciarsi tra di loro diventando la più grande crisi mondiale dalla fine della Seconda guerra ad oggi, la sopravvivenza fine a se stessa espone il Paese a conseguenze potenzialmente gravissime.

Naturalmente è difficile immaginare che per far fronte ad uno stato di emergenza così grave si possa ricorrere alla crisi ed al ritorno alle urne in primavera. Ma è ancora più difficile prevedere che il Governo attuale sia in grado di fronteggiare i possibili effetti delle tensioni e delle esplosioni internazionali. È troppo debole, troppo diviso, troppo pieno di incapaci e boriosi dilettanti per dare un minimo di affidamento ad una opinione pubblica giustamente preoccupata di quanto potrebbe avvenire da un momento all’altro.

Per gestire l’emergenza servirebbe un Governo d’emergenza in cui fossero coinvolte tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Non è forse questa la soluzione a cui si è ricorso nei momenti di grande difficoltà nella storia del Paese?

Ma a chi spetta il compito di richiamare alle proprie responsabilità tutti i partiti se non al Presidente della Repubblica?

Aggiornato il 08 gennaio 2020 alle ore 10:34