Eco-ideologia e prepotenza politica

Ce lo ha prescritto l’eco medico. Di credere, obbedire e combattere per l’eco-ideologia. Perché siccome ci fa male, alla salute e al pianeta, non è possibile avere dubbi. Anzi non si può osare. Greta Thunberg urla che le rubiamo il futuro, gli eco-improvvisatori e i prepotenti di ogni latitudine politica si aggrappano alle ruote in corsa di un possibile carro vincente e noi si va allegramente con la testa dietro al nulla. Dietro a vane promesse di usare le teorie come se fossero scienze esatte. E dietro una cieca fiducia nelle nuove sorti ecologiche e progressive. Così ci si tappa occhi, orecchie e bocca sulle vere cause di questo declino catastrofico di tutto un Continente. Ridotto nelle condizioni post-pace di Versailles senza neanche avere fatto una guerra. Se non quella interminabile contro la propria cultura. Auto-sparandosi le proprie bombe atomiche, innescate con un indotto e tendenzialmente infinito senso di colpa.

Tutti questi mentecatti di ogni età e di ogni partito in mancanza di meglio cercano di spiegare quel che non capiscono. Usando la eco-ideologia come scudo per la propria incompetenza. Il tutto dopo avere accettato per quasi trent’anni il Governo “random” dei pm protagonisti che per fare carriera hanno fatto politica con alcune delle loro inchieste. È stata un po’ la contro rivoluzione khomeinista d’Italia. Invece che la guerra alla corruzione dei costumi è passata la purga alla cinese contro la corruzione vera e propria – con purga selettiva – e adesso è in corso una seconda guerra tipica di chi ama buttarla in caciara evocando le “statistiche postulato”, le “stime”, sull’entità dell’evasione fiscale. E adesso è nata una generazione che non crede in Dio né nella scienza, bensì in queste stime arbitrarie ed astratte. Nonché nel mito fondativo di Antonio Di Pietro così come glielo ha spiegato Beppe Grillo nei “vaffa day” e qualche giornalista nei teatri alla moda.

È l’Italia dei meravigliosi e autoritari - e filo-cinesi, filo-russi e filo-iraniani - ragazzi di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. E dei tanti cattivi maestri e strateghi interessati di sé stessi nel giornalismo. Soprattutto, ma anche nella magistratura e nella cosiddetta società civile, piene entrambe di esponenti che soffiano sul fuoco dell’invidia sociale. E poi si lamentano che ci sta “il populismo”. Il padre o i padri ideologici che non riconoscono i figli, legittimi o meno che siano. Ed eco-ideologici.

Tutto è concesso, compresa la fine dello stato di diritto, pur di aizzare le plebi a sfogare sul ricco, sul borghese e sul piccolo benestante, quella frustrazione collettiva di un impoverimento, non solo economico anche linguistico, incombente. L’Europa delle tante certezze eco-ideologiche e dei pochi dubbi su se stessa e sulla sua storia passata (tutto e tutta da colpevolizzare) sta nuda come il re della favola. L’Italia in particolare sta con una mano davanti e un’altra di dietro. Ma noi continuiamo a giocare alla politica, ai social e al giornalismo fighetto in tv, pseudo sbarazzino e autenticamente servile. Vedrai come ci divertiremo fra un po’. Come gli allegri ragazzi del Venezuela. Vedrai che rivoluzione. Ci sarebbe voluta la buonanima di Pier Paolo Pasolini per prenderli tutti, metaforicamente, a calci nel culo questi aedi del bluff culturale ed ecosostenibile. Pasolini a calcio giocava benissimo, infatti.

Aggiornato il 27 novembre 2019 alle ore 12:54