Le sardine in via d’estinzione ed i delfini affamati

Dice che il Movimento delle sardine si va diffondendo un tutte le zone del Paese dove si andrà a votare a stretto giro di posta. Il ché non è una novità visto che l’Italia è una penisola protesa in mezzo al mare e dove da decenni e decenni le sardine sono sempre esistite anche se in passato venivano definite in altri modi. Una volta Fgci, un’altra movimento studentesco, un’altra ancora girotondi e via di seguito. A dare vita e forma ai branchi sono sempre gli stessi, che di generazione in generazione si ricostituiscono sotto altro nome sulla base dell’ossessione contro chi appare come il nemico mortale del momento. Nel corso degli ultimi decenni le sardine si sono avventate contro Giovanni Leone, Francesco Cossiga, Bettino Craxi e Silvio Berlusconi. E oggi tocca a Matteo Salvini, a cui democraticamente e civilmente augurano di finire appeso per i piedi.

Il problema di queste sardine è che nel corso degli anni si ritrovano in branchi sempre più ristretti. Una volta riempivano il mare. Adesso per trovarle ci vuole il Tg1, il Tg3 e tutti i programmi de La7. Al punto che per molti sono diventate una specie in via d’estinzione da tutelare in apposite aree protette come la piazza Maggiore di Bologna e la piazzetta di Modena.

Purtroppo per loro, però, alla loro lunghissima stagione sta subentrando quella dei delfini. Ed è difficile spiegare a questi pesci che le sardine debbono essere comunque protette perché, altrimenti, si perde il loro ricordo. Ai delfini, però, del ricordo dei branchi che cantano “Bella ciao” non importa un ciufolo. Loro aprono la bocca e mangiano. Come in Umbria.

Aggiornato il 20 novembre 2019 alle ore 09:55