Il pericolo (s)fascista

Quando ero ragazzo gli extra-parlamentari davano del fascista a Enrico Berlinguer. Forse per questo, negli anni successivi, ho sempre sorriso di fronte a chi gridava al “pericolo fascista”.

Il fascismo è, per nostra fortuna, un fenomeno morto e sepolto e quei quattro imbecilli che salutano con il braccio teso sono, appunto, quello che appaiono a prima vista: quattro imbecilli.

Certo, quando questa favola vuota viene rievocata a sostegno di una bassa operazione di potere, quale quella agostana, mossa unicamente dal terror panico di vedersi falcidiati da eventuali elezioni, il sorriso tutto sommato rassegnato nei confronti di chi – privo di argomenti – deve ricorrere sempre e soltanto alla reductio ad hitlerum, sia pure all’amatriciana, cede il passo ad una robusta indignazione.

Ma, soprattutto, a preoccupare è che cianciando di fascismo ad ogni piè sospinto, nonostante siano passati ormai settantaquattro (74!) anni dal suo epilogo storico, si fa finta di non accorgersi della torsione autoritaria, quella vera, in atto da anni nel nostro Paese.

Prendiamo, ad esempio, la vicenda dell’ex Ilva. Cosa è, se non una schietta manifestazione di Stato autoritario, l’autoassegnarsi il duplice ruolo di custode supremo dell’Etica economica e di Ministro ombra dell’Economia e dell’Industria da parte della Procura della Repubblica di Milano che apre procedimenti in vista del “preminente interesse pubblico relativo alla difesa dei livelli occupazionali, alle necessità economico-produttive del Paese, agli obblighi del processo di risanamento ambientale”?

Cos’è, ancora, l’esposto-denuncia dei Commissari all’altra Procura di Taranto che – chissà come mai adeguandosi prontamente alle indicazioni milanesi – ipotizzano un piano di ArcelorMittal (che a Taranto perde, mal contati, due milioni di euro al giorno) preordinato nientemeno che alla “distruzione dei mezzi di produzione” (questo, sì, reato di impronta fascistissima)?

Cos’è, infine, la tromba nazionalista grillina (a cui gli alleati di governo non si sottraggono affatto) contro il “capitalismo di rapina” e gli immancabili “complotti”?

Tutto, beninteso, nell’alveo di una formale liceità; ma per la svolta illiberale non c’è bisogno dell’orbace.

Aggiornato il 18 novembre 2019 alle ore 11:45