Come partire con Destra Liberale

Rimbocchiamoci le maniche, se ad ottobre deve partire la Destra Liberale. Bisogna mettere a fuoco le idee, scegliere le persone sulle gambe delle quali quelle idee debbono camminare, e l’organizzazione da dare a costoro. Una cosa è fuori discussione: la coalizione. Destra Liberale nasce per essere il partito rappresentativo di idee liberali all’interno della coalizione di centrodestra. Lo deve fare per partito preso.

Salvador de Madariaga diceva che un liberale non è un granchio che cammina o a destra o a sinistra, ma un essere umano il quale procede, in posizione eretta, dritto davanti a sé. Giustissimo, ma in quest’Italia di oggi, dove dovrebbe esserci una sinistra, v’è un accrocco affaristico tinto, per camaleontismo, di populismo; al centro scissionisti renziani in cerca di poltrone, resta la coalizione di centrodestra. Con la schiena dritta e lo sguardo avanti bisogna star lì. Quest’argomento neppure si tocca, restano da discutere idee, uomini e struttura. Nella coalizione ci sono, è inutile nasconderlo, forti componenti sovraniste con venature populiste, ed i liberali sono per natura europeisti e allergici alla demagogia.

Per essere utili non solo ai consoci, ma soprattutto alla Nazione, bisogna scegliere tra le idee liberali da sempre pochissime cose da mettere nel programma della coalizione e da esigere vengano attuate. Qui, bisogna dargliene atto, un Governo che vuole tassarci anche gli spicci per prendere un caffè al banco ci viene incontro: la prima delle battaglie è contro la pressione fiscale: flat tax o, più in genere, ritorno ad un sistema tributario più proporzionale e meno progressivo. In questo ambito va inserita una misura per salvaguardare il patrimonio culturale italiano. L’Unesco stima che all’incirca l’80 per cento del patrimonio culturale mondiale è in Italia. Se le cose stanno così, è chiaro che esso non può essere tutto proprietà dello Stato, o mantenuto e restaurato a carico dello Stato. Per il privato, in Italia, avere questi beni è un costo e non una rendita. La misura liberale è detassare i beni culturali privati. Qualcosa è stato fatto in passato, ma troppo poco.

Giustizia penale: la Destra Liberale deve essere il partito della separazione delle carriere fra magistratura inquirente e giudicante. Se si vuole un serio diritto alla difesa, accusatore e giudice non possono essere colleghi e, all’occasione, scambiarsi i ruoli. Il centrodestra è il luogo meno frequentato dai giustizialisti, in quanto il più perseguitato dalle toghe rosse. Questi sono punti sui quali le altre componenti del centrodestra possono essere facilmente d’accordo, sull’inserimento in programma e la battaglia parlamentare, poi, per la loro attuazione. Su altri punti, vi possono essere delle distanze nella coalizione. Ad esempio, anche chi scrive ritiene la norma che ha introdotto in Italia il reato di tortura sia discutibile, ma perché troppo blanda. Comunque la norma c’è, e le battute regressive di Matteo Salvini e Giorgia Meloni sul punto non sono certo condivisibili da un liberale di destra. Su questi punti, la Destra Liberale dovrebbe assumere ed esigere un atteggiamento tollerante: chiedere non si metta nulla nel programma della coalizione, lasciare libertà di cinguettii telematici per prendere voti.

Unione europea: la Destra Liberale non rinnega l’eredità federalista di Luigi Einaudi e di Gaetano Martino. Il loro pensiero e la loro opera hanno avviato il processo d’integrazione che ha portato ad un quadro istituzionale supernazionale in cui il potere di governo dell’Unione è della Commissione, che si regge sulla fiducia del Parlamento europeo e del Consiglio. Queste istituzioni hanno un loro indirizzo politico ed inoltre gli Stati membri vi difendono loro interessi nazionali. La Destra Liberale è la componente della coalizione che rappresenta la lealtà alle istituzioni dell’Unione come a quelle costituzionali dello Stato, ma pone in discussione gli indirizzi politici delle istituzioni dell’Unione esattamente come pone in discussione quelli espressi dalle istituzioni costituzionali dello Stato. E ciò anche per difendere gli interessi nazionali. Distinguere tra fedeltà alle istituzioni e lotta politica in esse è la ricetta liberale contro il populismo, in Italia ed in Europa.

Infine, un punto in politica estera, che può sembrare scabroso: l’Italia aderisce all’Alleanza Atlantica, ed alcuni esponenti della Destra non nascondono le loro simpatie per Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa. Si dica subito che, crollato il comunismo nell’Europa centro-orientale e scioltasi l’Unione sovietica, il confronto non può essere ideologico. La Federazione Russa ha una costituzione democratica liberale, e forse un governo illiberale. La condizione dell’Italia giallorossa non è molto diversa. Lo si lasci dire ad un atlantista, oltre che ad un europeista, ad un ex combattente ideologico della Guerra fredda: è assurdo dare connotati ideologici ad un confronto con la Russa e poi, invece, varare la “Via delle Seta” con la Cina popolosa di Pechino, ancora retta dal più feroce, spietato regime comunista. C’è un luogo per avviare un confronto serrato ma politico e libero con la Federazione Russa: il Consiglio d’Europa, l’organizzazione internazionale fondata col Trattato di Londra del 5 Maggio 1949, che dopo il crollo del muro di Berlino s’è allargata agli Stati orientali d’Europa e che oggi conta 47 aderenti, tra i quali la Federazione Russa. Ha l’aria di essere un poco sotto naftalina, ma la vita delle organizzazioni internazionali è determinata dall’azione degli Stati che ne fanno parte, non avendo una struttura supernazionale come l’Unione europea. Destra Liberale potrebbe promuovere una proposta della coalizione per farne il luogo di una politica di confronto fra Europa occidentale e Federazione Russa. Un’iniziativa politica, non ideologica.

Poi si venga agli esseri umani sulle gambe dei quali far camminare le idee. Tra i collaboratori e lettori de L’Opinione ci sono persone con curricula professionali, di lavoro, accademici ed ideali di tutto rispetto, da cui si può ricavare il nucleo di partenza. Bisogna subito contrapporre all’inesperienza grillina l’esperienza di vita; alla mancanza di ideali un passato liberale. Questo gruppo di partenza non è fatto da molte persone ma, qui, viene incontro il realismo. Destra Liberale parte adesso, per rappresentare il liberalismo nel centrodestra. All’immagine di questa coalizione un’indiscutibile presenza liberale fa comodo, ma solo un orgoglio ed una presunzione come quella che fece precipitare dagli eccelsi Lucifero può far pensare che, per questo, forze politiche strutturate da anni tirino indietro già ministri senatori e deputati per lasciare i vellutati seggi, con un inchino fino a terra, ai gloriosi liberali. Destra Liberale si guadagnerà uno spazio nella coalizione, ma per non molti esseri umani in carne ossa e ben vestiti troveranno posti a sedere. Non siamo molti, e possiamo operare anche tra noi una selezione. Poi l’organizzazione da costruirsi ha uno strumento, L’Opinione. Internet può facilitare il dibattito, preparare un congresso. L’affollamento al quale non deve preoccupare: telefonini portatili e la rete hanno estinto le cabine telefoniche.

Aggiornato il 23 settembre 2019 alle ore 10:11