Forza Italia ed il voto salvifico

Non sbaglia Silvio Berlusconi quando insiste nella richiesta al Capo dello Stato di chiudere la crisi sciogliendo le Camere e fissando la data delle elezioni anticipate. Per il Cavaliere, infatti, andare immediatamente al voto significa salvare la propria formazione politica da uno sfaldamento altrimenti inevitabile. Le elezioni ad ottobre consentirebbero a Forza Italia (o a l’Altra Italia) di far valere la propria utilità marginale nei confronti di Matteo Salvini. E questo garantirebbe un numero di collegi sicuri tale da assicurare la sopravvivenza politica di un partito ridimensionato ma unito attorno al suo fondatore.

Viceversa la nascita di un governo giallo-rosso, rinviando a data da destinarsi la data delle elezioni, annullerebbe l’utilità marginale di Forza Italia ed aprirebbe fatalmente un processo di disgregazione destinato a lacerare il partito seguendo le linee di frattura che già si sono manifestate nelle ultime settimane. Queste linee non sono solo quelle indicate dalla scelta di Giovanni Toti di puntare ad una diversa alleanza con la Lega e dalla dichiarata ed esibita preferenza di Gianfranco Rotondi in favore di un governo tra Pd e M5S. Accanto ad una divisione logica che vede i liberali ed moderati di destra schierarsi da una parte ed i centristi ex democristiani o ex socialisti alla Renato Brunetta di attestarsi dalla parte opposta, c’è una lacerazione che sfugge completamente ai forzisti presenti in Parlamento grazie alla cooptazione del leader e del sue cerchio magico e che riguarda i rapporti politici presenti negli enti locali dove i rappresentanti del partito berlusconiano governano in stretta alleanza con gli uomini e le donne della Lega e di Fratelli d’Italia.

Da questo punto di vista la lettera aperta a Silvio Berlusconi della senatrice forzista Mariarosaria Rossi è illuminante della singolare convinzione, dei parlamentari “nominati” di Fi, che basti ripudiare il sovranismo e rompere lo schieramento tradizionale di centro destra per riposizionare il partito berlusconiano al centro della scena politica nazionale ed europea. La senatrice Rossi ha sostenuto che nelle regioni del Sud i forzisti sono tutti contrari al sovranismo di Salvini e della Meloni. Ma in queste regioni e realtà locali, dove la sinistra è al governo ed il M5S ha ancora un ampio consenso, Forza Italia è all’opposizione tranne che in Sicilia e farebbe carte false pur di riconquistare posizioni di potere applicando la vecchia politica democristiana dei due forni con la sinistra e la Lega. Ma che succede nelle regioni e nei comuni del centro-Nord? È sicura Mariarosa Rossi che i forzisti lombardi, piemontesi, veneti e friulani e quelli che vorrebbero conquistare con i leghisti la Toscana, l’Umbria e l’Emilia e Romagna, sarebbero risposti a seguire l’antisovranismo dei parlamentari nominati e privi di un loro consenso personale?

Nel caso il governo giallo-rosso veda la luce, queste linee di frattura presenti dentro Forza Italia sono destinate ad esplodere. Il ché non è necessariamente un male ma un elemento di chiarezza ed il segno che un’epoca è ormai definitivamente esaurita.

Aggiornato il 26 agosto 2019 alle ore 12:55