La follia urla in Parlamento

In queste ultime ore molti commentatori, più o meno arguti, più o meno originali, hanno chiosato l’inquietante cachinno dell’onorevole Monica Cirinnà, immortalato da alcune fotografie riprese sugli scranni senatoriali. Di là da qualsiasi riferimento antropologico evocante esorcismi e possessioni, a me è tornato piuttosto alla mente uno dei dipinti più “gotici” di Pieter Bruegel il Vecchio, che reca il titolo di “Dulle Griet”, ovvero “Margherita la pazza”.

Dulle Griet è una strega che appartiene alle leggende popolari del folklore fiammingo, che il pittore riproduce nel suo correre forsennato verso la bocca dell’Inferno con il proprio bottino. Ovunque intorno a lei è distruzione e orribili mostri demoniaci si agitano in un trionfo di fiamme apocalittiche. Dunque i simboli che un tempo l’uomo, anche quello più misero sapeva ben leggere, interpretare e comprendere, oggi non sono più così alla portata di tutti, ma nondimeno restano intellegibili a chi ha occhi, cuore e intelletto, per vedere ciò che si nasconde dietro la realtà materiale.

Ogni popolo ha dunque una sua “Margherita la pazza”, sia esso mito e leggenda oscura come per gli olandesi del XVI secolo, come per noi italiani del primo Ventunesimo. È ormai la follia che dilaga ovunque, nelle alte cariche dello stato, nella Chiesa, nelle redazioni di molti quotidiani; è il caos che pervade menti devastate, autoreferenziali, pontificanti da pulpiti fatti di niente o al più, di opportunismo servilistico. Non esiste alcun “nuovo Rinascimento”, come sarebbe dovuto essere negli auspici, la Storia non sempre si ripete, soprattutto quando un ciclo è giunto ormai ai suoi minimi termini.

L’odio diffuso da gruppi politici e sociali verso le tradizioni riguardanti la famiglia e l’ordine, potrebbe essere visto come un “segno dei tempi”, ma è più semplicemente – e terribilmente – il segno di un punto di non ritorno. Bibbiano cos’altro è se non una delle innumerevoli “bocche dell’inferno” spalancate, verso le quali corre urlando la pazza di turno, mentre i roghi intorno sono tutti color dell’arcobaleno.

Così è questo mondo che va a spegnersi nell’arroganza e nella presunzione di troppi che si reputano depositari di verità, libertà e giustizia, che si credono “uomini liberi” ripetendo queste parole come un kierye rovesciato per convincersi, illudendosi di esserlo veramente e non vedono invece le loro catene saldamente ancorate alla cupidigia e alla vanità del non essere.

Dulle Griet non è così distante da noi, essa adesso corre vociante per l’anfiteatro del Senato, ha pulurime fattezze, transita di banco in banco, di partito in partito, perché la pazzia è di tutti, e ormai non può più esservi alcun “elogio” di questa follia quotidiana.

[Dulle Griet (1563), Pieter Bruegel il Vecchio]

 

 

Aggiornato il 24 agosto 2019 alle ore 11:06