Tutti nudi

Sugli errori di Salvini sarebbe necessaria una sessione ad hoc, a partire dalla sciocchezza iniziale di fare un governo coi grillini, anziché ritornare al voto, nel marzo 2018. Dunque insistere sulle grandi capacità del leader della Lega sarebbe come giurare sul disprezzo del sangue da parte di Dracula. E non si cerchino giustificazioni per il fatto di aver portato la Lega al 36 per cento, perché nella storia, anche Giannini, Mario Segni, lo stesso Renzi e la Bonino, ebbero successi elettorali esaltanti finiti in fumo senza gloria ne vantaggio nel paese per nessuno.

Di sicuro, però, la mossa del ministro dell’Interno è servita a fugare agli italiani, ogni minimo dubbio sul tasso di spudoratezza dei grillini, della sinistra e di peones sparsi. Insomma, tutti nudi.

In questi giorni abbiamo ripassato, nelle clip tv dei talk, le incredibili offese, fra grillini e Pd, fra Renzi e Di Maio, tra la Boschi e Di Battista e Grillo, i giuramenti di Zingaretti contro l’alleanza fra Pd e pentastellati, uno zibaldone di disprezzo assoluto e reciproco. Come se non bastasse, gira voce che anche Forza Italia - in tutto o in parte - sarebbe pronta ad appoggiare una alleanza fra Grillo, Renzi, Zingaretti e la Boldrini. Roba da pelle d’oca solo a ripensare ai giudizi di Berlusconi nei confronti sia di Grillo che di Liberi e Uguali. Per non parlare dei resoconti giornalistici di questi mesi da parte di tutte le portaerei radical chic e di sinistra contro il governo penta leghista, la sua incapacità e soprattutto la sua pericolosità.

Bene, anzi male. Tutto sembra evaporato, dimenticato o peggio ancora, derubricato a semplice polemica elettorale, in vista di un possibile ribaltone vergognoso per il cosiddetto interesse nazionale. Con la scusa più antica del bene superiore del paese, sono ricicciati fuori tutti quelli che avevano affermato di aver chiuso con la politica attiva, da Prodi a Veltroni, da D’Alema a Letta, per non parlare di Napolitano che ad essere sinceri a smettere non ha mai pensato.

Verrebbe da dire largo ai giovani, largo al rinnovamento e al cambiamento, largo a chi ha fatto dell’Italia un paese forte e sano, ricco e solidale, moderno ed efficiente, largo insomma alle nuove leve. Oltretutto, e qui siamo all’inverosimile, tutti costoro elevati a padri dell’Italia e della democrazia, tornano in campo per scongiurare il voto che della democrazia è la radice, l’unica matrice che garantisca l’osservanza in tema di sovranità popolare. Tornano in campo cercando di mettere assieme quello che è solo un gioco di potere, un’azione politica rischiosa, azzardata e diversiva per sottrarre il paese alle elezioni, al legittimo giudizio degli italiani.

Ecco perché ci chiediamo quale sarebbe il bene collettivo, la tutela assicurata dell’Italia, la garanzia per tutti i cittadini, offerta da un governo appiccicato a forza tra Pd, 5stelle, Liberi e Uguali e magari pure Berlusconi? Parliamoci chiaro: la scusa della Finanziaria non esiste: quando Berlusconi fu cacciato per mettere Monti, si giunse alla fine di novembre per fare la legge di stabilità, come non esiste la clausola dell’Iva che tutti sanno dovrà comunque essere attivata nella sua parte alta.

Non esiste infine la scusa della stabilità, della comune visione sul programma, del comune sentire sulle scelte. Tra il diavolo e la croce non c’è accordo che tenga, tra l’inferno e il paradiso c’è un solco che solo l’ipocrisia annulla. Per questo serve votare.

 

Aggiornato il 24 agosto 2019 alle ore 11:02