Negli anni Settanta c’erano i “cattivi maestri”. Quelli che per legittimare l’ingresso del Partito Comunista Italiano nell’area del potere avevano costruito il mito della Resistenza tradita e avevano incanalato il torrente tumultuoso della contestazione sessantottina nell’alveo di una “seconda ondata” che, con le lotte giovanili e sindacali, avrebbe dovuto favorire con la forza la presenza comunista nel governo. Il fenomeno era sembrato gestibile. Invece aveva prodotto, come era inevitabile che fosse, il fenomeno dei “compagni che sbagliano”, quelli che al mito fasullo della Resistenza tradita ci avevano creduto sul serio e si erano messi ad imitare le gesta violente della “Volante Rossa” nel convincimento che dando vita agli “anni di piombo” avrebbero finalmente realizzato la rivoluzione comunista sognata dalla generazione resistenziale.
I “cattivi maestri” di quel tempo erano esecrabili ma avevano un progetto. Quello di mettere il Pci al posto di una Democrazia Cristiana declinante e trasformarlo nell’asse politico di un Paese che in questo modo sarebbe diventato il primo Paese comunista dell’area occidentale.
Ma i “cattivi maestri” di oggi che progetto hanno? Perché giustificano e alimentano gli eredi della generazione perduta degli anni ‘70 asserragliati nei centri sociali da dove escono per compiere atti di violenza e di guerriglia urbana in nome di un antifascismo militante fuori di ogni contesto storico?
La tesi dei “cattivi maestri” di adesso è che l’antifascismo rinasce per combattere il fascismo risorgente e diventa violento perché solo in questo modo può supplire all’incapacità dello Stato di impedirne il risveglio e la violenza.
Ma il fascismo storico è morto e sepolto e quello attuale è talmente marginale da apparire in qualche caso un fenomeno provocatorio alimentato proprio a beneficio di chi ha bisogno della sua esistenza per giustificare il ritorno alla violenza.
I “cattivi maestri” degli anni ‘70 hanno continuato a imperversare anche quando gli “anni di piombo” erano finalmente passati e non hanno dovuto rispondere a nessuno, neppure moralmente, della seminazione di odio da loro effettuata. Quelli di adesso, che in qualche caso sono ancora quelli di prima, hanno come progetto solo quello di lucrare qualche voto alle prossime elezioni. E per questo non meritano la qualifica di “maestri” ma solo quella di “straccioni”.
Aggiornato il 26 febbraio 2018 alle ore 20:59