Intervistato da Lucia Annunziata su Rai 3, Luigi Di Maio, ha ribadito due punti cardine del suo fantascientifico programma, peraltro, ancora tutto in divenire: sull’Euro, ribadendo quanto detto a suo tempo dalla sua collega Castelli, egli non ha la più pallida idea se uscire o restare; mentre in merito alle pensioni resta ferma la sua idea di tagliare quelle superiori a 5mila euro netti onde recuperare ben 12 miliardi di risparmi.
Ovviamente, come spesso accade a questi campioni del volo a dorso di equini, la testaccia dura dei numeri provoca l’immediata caduta del fatidico asino. Scrive infatti l’amico Enrico Zanetti, segretario di Scelta Civica nonché ex viceministro dell’Economia, su Facebook: “Numeri alla mano, per recuperare 12 miliardi dai pensionati che prendono più di 5mila euro netti al mese, bisognerebbe azzerargli la pensione per 8 anni oppure dimezzargliela per 16 anni oppure tagliargliela del 20 per cento per 40 anni. In ogni caso, risulta evidente che Di Maio su questo tema parla perché ha la bocca e prende in giro gli italiani in un modo indecoroso”.
Dunque, ancora una volta la logica insuperabile della matematica elementare sembra trovarsi agli antipodi rispetto alla sempre più confusa, pasticciata e, troppo spesso, incoerente linea politica di un Movimento Cinque Stelle il quale, evidentemente, una volta raggiunta la stanza dei bottoni, avrebbe tutte le carte in regola per mandare per aria il Paese. E sebbene occorra riconoscere che questa insopportabile propensione a raccontare frottole elettorali abbia contagiato buona parte dell’attuale offerta politica, chi ha già avuto esperienze di Governo – come ha correttamente rilevato Eugenio Scalfari nel salotto di Giovanni Floris – sa ben distinguere tra la propaganda e la realtà, come dimostra il sostanziale continuismo che, nel bene e nel male, ha caratterizzato gli oltre vent’anni della cosiddetta Seconda Repubblica.
Ciò, al contrario, non sembra valere per il M5S, soprattutto per un eccessivo scollamento dalla realtà e dai vincoli obbligatori che questa impone, unito a un irresponsabile dilettantismo da far tremare i polsi agli individui più responsabili. Eppure, malgrado la preoccupante faciloneria con cui Di Maio e soci sparacchiano le loro irrealizzabili promesse, il consenso del M5S continua a crescere. Evidentemente il fatto di essere nuovi e “diversi” rispetto alla cosiddetta vecchia classe politica continua a prevalere nell’immaginario collettivo di buona parte di questo disgraziato Paese.
Un Paese che stenta ancora a comprendere, nonostante le recenti crisi, che il sentiero per restare nel mondo economicamente avanzato è per noi assai più stretto di quanto si possa immaginare e che, pertanto, l’effettivo spazio di manovra di un futuro Governo è molto, ma molto limitato. Niente a che vedere coi sogni irrealizzabili dei dilettanti a Cinque Stelle.
Aggiornato il 18 dicembre 2017 alle ore 23:29