Strasburgo: per Berlusconi il giorno del riscatto

E venne il giorno di Silvio Berlusconi a Strasburgo. Sono anni che il leader del centrodestra chiede giustizia alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo.

Oggi è finalmente giunto il momento della verità. La Grande Camera composta da 17 giudici dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato dai legali del cittadino Silvio Berlusconi contro l’applicazione a suo carico del decreto legislativo del 31 dicembre 2012, n. 235 – “Testo unico delle disposizioni in materia d’incandidabilità” (cosiddetta Legge Severino). La storia è nota. Il 1 agosto 2013 il presidente di Forza Italia viene condannato, con sentenza definitiva della Corte di Cassazione, a 4 anni di reclusione per il reato di frode fiscale nell’ambito del processo sui diritti Mediaset. Una sentenza opaca che fa scalpore per i molti dubbi sollevati dal comportamento non palesemente imparziale dei giudici nei vari gradi del processo. Il sospetto che si tratti di un verdetto politico, emesso da una parte della magistratura impegnata a combattere il nemico Berlusconi, trova conferma nella rapidità con la quale il centrosinistra, con il sostegno della folta pattuglia dei neo-senatori grillini, si affretta a dichiarare la decadenza da senatore del leader del centrodestra ai sensi della Legge Severino. Il 27 novembre del 2013 l’Aula di Palazzo Madama vota a maggioranza per la sua cacciata pensando di seppellire con lui, sotto la pietra tombale del disonore, anche la storia politica e personale del principale protagonista pubblico degli ultimi vent’anni.

Mai calcolo è stato più sbagliato. L’offesa fa scattare, come un riflesso pavloviano, la molla dell’orgoglio della persona che si sente tradita dal suo Paese. Berlusconi da quel momento decide di restare in campo a battersi per vedere riconosciuta quell’onorabilità che gli è stata vilmente strappata. I suoi legali annunciano il ricorso alla giustizia europea. Strada lunga e tortuosa. Ma tant’è. Oggi siamo al redde rationem. Con uno scenario sorprendente. Ad attendere la sentenza non c’è affatto un uomo stanco e deluso che chiede verità prima che si compiano i suoi giorni terreni, com’è stato per il povero Bruno Contrada, ma al fianco del ricorrente è assiepata una schiera di vecchi e nuovi “fan”, non soltanto italiani ma anche di inquilini delle principali cancellerie europee. Tutti costoro pregano a mani giunte che a Berlusconi sia riconosciuto il diritto a ricandidarsi alle prossime elezioni politiche. Perché è così che va la vita: quando si pensa che i ”dinosauri” meritino l’estinzione essendo giunto il tempo dei “rottamatori”, si scopre che, almeno in politica, non funziona così. Che non sempre nuovo è bello. Che esperienza, saggezza, capacità d’analisi e di mediazione non sono parole desuete ma danno valore aggiunto al profilo qualitativo del “politico”.

Dopo anni di disastri del centrosinistra al Governo, non solo in Italia ma in tutta l’Europa che traina la crescita continentale, s’invoca il ritorno del “Cavaliere”. Lo chiede a gran voce il Partito Popolare Europeo che teme come la peste la sola eventualità che a Palazzo Chigi possano approdare gli esagitati del Movimento Cinque Stelle. Lo chiedono i mercati, che non hanno alcuna intenzione di ritornare sull’ottovolante della speculazione finanziaria a causa dell’instabilità politica italiana. E lo chiede la più autorevole dei pentiti, quell’Angela Merkel che dopo aver brigato nel 2011 per disfarsi di Berlusconi ritorna sui suoi passi come una ex fidanzata delusa dai troppi partner incapaci frequentati per rimpiazzare il primo amore tradito. Le sarà stato pure sulle scatole quel meneghino un po’ troppo esuberante per i suoi morigerati gusti teutonici ma, vivaddio, con lui non ci si annoia e si può negoziare nella certezza che i patti verranno rispettati. Se si potesse dirlo in romanesco, l’urlo che si sentirebbe rimbalzare tra i palazzi dell’eurocrazia sarebbe un assai familiare: “a ridatece er vecchietto”. Tuttavia, il passaggio di Strasburgo non è politico, ma giudiziario. L’Alta Corte si dovrà pronunciare su un punto giuridicamente fondamentale: poteva la norma Severino applicarsi retroattivamente? Dalla risposta a questo quesito dipende l’esito del ricorso e, per quanto sembri paradossale, il futuro politico italiano.

Berlusconi ha fatto sapere che sarà comunque in campo, non importa se da punta d’attacco o da allenatore del centrodestra. In realtà, importa al Paese. Un Berlusconi legittimato ad ambire alla guida del prossimo governo non è la stessa cosa del “Cavaliere” che si limita a stare dietro le quinte. Non è nato per fare il padre nobile. A lui calzano alla perfezione i panni di Boka, il saggio capo della banda dei ragazzi della via Pàl impegnato a difendere la “cittadella” dagli assalti delle odiate “camicie rosse” dell’arcinemico Franco Áts. La Corte di Strasburgo non deciderà oggi. Ascoltate le arringhe delle parti prenderà del tempo per emettere la sentenza. Si spera che faccia presto. In quanto all’esito non dovrebbero esserci dubbi: c’è stato un torto e la bilancia della Giustizia va rimessa in equilibrio. Vi pongano rimedio i giudici europei, visto che quelli italiani sono stati troppo occupati a menar le mani in via Pàl.

Aggiornato il 21 novembre 2017 alle ore 19:30