C’è una nuova chiave di lettura della vicenda Visco. Quella secondo cui il siluro lanciato da Matteo Renzi contro l’ipotesi della riconferma a via Nazionale del Governatore della Banca d’Italia sarebbe semplicemente l’ultimo capitolo del gigantesco libro della guerra intestina della sinistra italiana. Ad avallare questa chiave di lettura è stato lo stesso segretario del Partito Democratico, che ha di fatto accusato Ignazio Visco di aver coperto le vicende del Monte dei Paschi di Siena e della Banca 121, quelle che vengono addossate al vecchio gruppo dirigente del Pci-Pds-Pd e in particolare a Massimo D’Alema, e di non aver frenato la bagarre scoppiata su Banca Etruria, istituto minuscolo rispetto al colosso “rosso” di Siena.
Nessuno dubita che al fondo del caso Visco ci sia anche (e magari soprattutto) la voglia del rottamatore della vecchia guardia post-comunista di chiudere i conti con chi ha sostenuto e avallato il potere dei rottamati oggi ribelli riottosi e coriacei. Insomma è più che probabile che la testa dell’attuale Governatore della Banca d’Italia salti come effetto collaterale della guerra fratricida in atto all’interno della sinistra italiana. Ma Renzi s’illude se pensa che l’effetto collaterale della scelta di allargare la guerra al terreno bancario sia solo quello della liquidazione di Visco.
Per troppi anni la sinistra italiana prima ha cercato con ogni mezzo di conquistare il potere bancario italiano un tempo egemonizzato dal mondo cattolico e dalla finanza laica e, una volta marginalizzati cattolici e laici, ha talmente occupato il settore bancario e finanziario arrivando addirittura ad identificarsi con esso. Renzi pensa che facendo rotolare la testa di Visco, accusato di essere complice dei suoi nemici della vecchia guardia, il Pd possa affrancarsi dall’accusa di essere il partito delle banche e della finanza e tornare ad essere, nella prossima campagna elettorale, il partito degli interessi del popolo. Ma è facile prevedere che la sua azione sia destinata a far saltare l’identificazione tra sinistra e poteri forti con effetti liberatori nei confronti di questi ultimi e devastanti nei confronti della sinistra stessa.
Il rischio di Renzi, in sostanza, è che il rottamatore si autorottami senza neppure rendersene conto!
Aggiornato il 20 ottobre 2017 alle ore 20:25