Il mondialismo politico del Papa

Denso e acuto come sempre, Ernesto Galli della Loggia affronta, nell’editoriale del Corriere della Sera del 15 settembre, un argomento che dire scottante è riduttivo; non nuovo nei suoi tratti generali, ma finora non seguìto e analizzato con l’attenzione e la profondità che esso richiede e che Galli della Loggia reclama: “Può - si domanda l’editorialista - il messaggio cristiano, oggi in Occidente, prestarsi come un tempo a una qualche forma di specifica mediazione politica? (...) e in tal modo, per esempio, dare luogo a uno specifico impegno politico dei cattolici?”. E subito precisa: “La risposta va cercata nei nuovi indirizzi pastorali che vedono oggi impegnata la Chiesa cattolica” sotto l’impulso di Papa Francesco. In apparenza certi timori non avrebbero ragione di essere se è vero – come Galli della Loggia riconosce – che la Chiesa di questo Papa ha assunto “come direttiva cardine ed esclusiva per la propria presenza sociale il comandamento della ‘misericordia’: deponendo con ciò l’ipotesi di ogni diverso ruolo propriamente politico, vuoi nella forma del ‘collateralismo’ (che avvenne con la Democrazia Cristiana, per esempio) o come ‘religione civile’. Con il rifiuto del palcoscenico, la Chiesa non vuole più apparire come “intonaco per il muro cadente dell’Occidente” (la definizione è di Enzo Bianchi). Alla Chiesa oggi interessa, prioritariamente – ‘il mondo’ nella sua globalità. Ma proprio per questo – incalza l’editorialista – c’è il rischio che dalle vecchie e ormai inutilizzabili si passi a nuove forme di impegno temporale ‘politicamente sensibile’: il comandamento della ‘misericordia’ si traduce sempre più, con la pastorale di Francesco, nella difesa e promozione attiva di ‘diritti umani’ che non sono identificabili con ‘contenuti propri ed esclusivi’ riferibili alla Chiesa nella sua specificità, ma fanno sì che la Chiesa venga ad incontrare ed incontrarsi con “altre presenze organizzative, ideali e politiche, che nulla hanno a che fare con la sua tradizione”. E anzi le sono spesso, ancor più che estranee, ostili. In una sovrapposizione di ruoli ed obiettivi, sul terreno dei ‘diritti umani’ si muovono “grandi agenzie internazionali come l’Onu o la Fao”, “componenti per così dire laico-progressiste proprie dell’universo ideologico-politico dei Paesi occidentali” che molto spesso rivendicano ‘diritti civili’ – dai rapporti matrimoniali, al fin di vita e alla genitorialità - certamente non ‘condivisibili’ dalla Chiesa di Roma. E non va dimenticato che intorno ai ‘diritti civili’ operano ‘influentissime figure’ di ‘filantropi mondialisti’ (Soros, Zuckerberg, ecc.), addirittura ‘ostili’ al ‘cristianesimo cattolico’. Infine, va detto che, per evidenti ragioni storiche e sociologiche, il messaggio di ‘misericordia’ della Chiesa assume di fatto, a volte, una “colorazione radicale ed estrema” in forme persino ‘antagoniste’ rispetto “agli orientamenti oggi prevalenti in Occidente”.

Insomma, il messaggio evangelico della “misericordia” - conclude Galli della Loggia - può dar vita ad un movimentismo politico di dimensioni mondiali, incognito nei suoi obiettivi e forse persino nei metodi. L’analisi è completa ed esauriente. Condivisibile, con qualche postilla.

La prima: la Chiesa Cattolica, latina e romana, è sempre stata, nella sua configurazione costantiniana, mescolata attivamente nel temporalismo politico. La Chiesa ortodossa greca è invece sempre stata, nella sua lunga storia, parte di uno Stato coeso ed unitario, retto da un Imperatore che non ha mai permesso la nascita, sotto i cieli di Bisanzio, di una potestà religiosa concorrente sul piano temporale. Così l’ortodossia è rimasta divisa in tante chiese autocefale, elaborando un suo stile, specialmente mistico. In Occidente l’Imperò collassò, lasciando via libera a un Vescovo romano che assumeva di fatto l’eredità, l’autorità e il prestigio imperiale, superiore a tutti e ciascuno dei suoi vescovi. La Chiesa latina è la vera erede dell’Impero, quindi esercita un potere che è insieme religioso e politico, ovviamente in forme cangianti nel tempo se non nello spazio.

A sua volta, la visione mondialista di Papa Francesco è continuatrice di una specificità anch’essa tipica della Chiesa cattolica lungo tutta la sua storia. A differenza delle confessioni protestanti, essa, pur responsabile di collusioni e soggezioni a questa o quella potenza politica, non si è mai identificata con nessuna, con nessuno Stato nazionale, rivendicando per sé, con assoluta fermezza, un ruolo universale. È anche esso retaggio dell’Impero Romano. Oggi, Papa Francesco non fa che interpretare, secondo i tempi, la storia profonda della cattolicità. Sia un bene o un male, un movimentismo cattolico, sia pure non monolitico, è inevitabile, rendendo sempre più largo e difficile il dialogo con l’Occidente storico e le sue peculiarità ideali, culturali, etiche e sociali.

Aggiornato il 20 settembre 2017 alle ore 22:19