Il Giro d’Italia della Costituzione

La Costituzione della Repubblica italiana fu approvata dall’Assemblea costituente il 22 e promulgata il 27 dicembre del 1947. Entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Dunque quest’anno cade il 70° anniversario dell’approvazione. Il Governo ha pensato bene di celebrarlo, sebbene non in pompa magna. Perciò ha deciso “Il viaggio della Costituzione”, una sorta di giro d’Italia a tappe di una mostra che, partendo da Milano, si trasferirà nell’arco di un anno a Catania, Reggio Calabria, Bari, Cagliari, Aosta, Roma, Venezia, Firenze, Trieste, Assisi, Reggio Emilia. Si tratta di un allestimento multimediale, anche interattivo, nel quale spicca la registrazione dei commenti di Roberto Benigni, nientemeno, ai primi dodici articoli della Costituzione, che saranno illustrati, città per città, da lezioni di studiosi, professori e magistrati, curate da Laterza.

Nel resoconto della cerimonia di presentazione dell’iniziativa, Antonio Carioti scrive sul Corriere della Sera che ognuno dei dodici articoli verrà “associato a un concetto fondamentale del nostro ordinamento: democrazia, solidarietà, eguaglianza, lavoro, autonomia e decentramento, minoranza linguistica, Stato e Chiesa, confessioni religiose, cultura e ricerca, diritto d’asilo, pace, bandiera”. Sono concetti, questi, che indicano con una parola il contenuto degli articoli e non a caso tacciono sulla libertà. Infatti, nei primi dodici articoli (i “principi fondamentali”!) la libertà è associata alle confessioni religiose, al diritto d’asilo, alla guerra offensiva. E basta. Per contro, l’intero articolo 12 è dedicato ai colori della bandiera ed al modo di disporli! Bandiera, colori, disposizione evidentemente considerati alla stregua di “principi fondamentali”.

Lo stesso giornalista riporta che il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, dopo l’ovvia evocazione di Calamandrei, ha citato il pensiero di Karl Popper, Amartya Sen, Ralf Dahrendorf: un filosofo, vero cultore della libertà, e due sociologi, che qualificare liberali tout court sembra una forzatura, mentre il presidente del “Comitato storico scientifico per gli anniversari”, Franco Marini, già capo della Cisl e ex presidente del Senato, ha definito la Costituzione “frutto di una sintesi feconda tra ispirazione personalista e solidarista, fra le esigenze del garantismo e le istanze di una democrazia avanzata volta a incidere profondamente sui rapporti sociali”. Espressione sindacalpolitichese a parte, Marini intendeva nobilitare il carattere compromissorio della nostra Carta, che invece ne costituisce il difetto essenziale. Gaetano Salvemini la definì “un polpettone incoerente”.

Scorrendo nel servizio giornalistico i nomi delle personalità chiamate ad illustrare i suddetti “principi fondamentali” della Costituzione, parrebbe di poter notare, in codesto tour, l’assenza di un corridore che porti esplicitamente scritto sulla maglietta “Squadra liberale”. Ecco il filo che lega tutto e manifesta per l’ennesima volta l’inveterato tentativo di obliare, se non proprio cancellare, l’apporto (piccolo per quantità, grande per qualità) e la critica (basilare) del liberalismo classico alla Costituzione. Se, come dicono mentendo, “la Costituzione è nata dalla Resistenza” (come se gli Alleati non avessero riempito con le loro tombe decine di cimiteri di guerra sparsi dappertutto in Italia, mentre non esiste un cimitero di guerra della Resistenza), ad essa concorsero decisivamente eminenti liberali. Quindi sarebbe stato doveroso, anche nel tour in partenza, chiamare a parteciparvi qualche autentico studioso liberale per portarvi il contributo critico di quelli che non indulgono affatto a considerare la Costituzione italiana “la più bella del mondo”. Era troppo aspettarselo?

Aggiornato il 18 settembre 2017 alle ore 20:32