La roulette russa dei bersaniani

La levata di scudi di “Articolo 1-Mdp” sull’affossamento dello “Ius soli” fa riflettere. Gli ex del Partito Democratico, non sono più disposti (non che prima lo fossero) a subire, in nome della sopravvivenza del governo Gentiloni, le contorsioni tattiche scodellate dai vertici del Nazareno. Sganciarsi dalla maggioranza prima che sia tardi potrebbe essere a questo punto un’opportuna exit strategy per un movimento che nasce come alternativa di sinistra alla marcia verso il centro del Pd targato Renzi.

Allo scopo, la decisione di affossare lo “Ius soli” per Mdp arriva come il cacio sui maccheroni. La ritirata ingloriosa del Partito Democratico dalla sfida parlamentare sulla riforma della normativa per l’attribuzione della cittadinanza agli stranieri offre il destro a Bersani e compagni di annunciare il proprio disimpegno dal patto di governo. D’ora in poi Palazzo Chigi dovrà negoziare ogni provvedimento per evitare una prematura caduta. Alle viste c’è la discussione parlamentare sulla legge di bilancio che per il governo non sarà una passeggiata di salute. Pierluigi Bersani lo ha detto a chiare lettere, in un’intervista al Corriere della Sera: “Non vorremmo essere trattati come su voucher e banche. A Gentiloni, se mai ci riceverà, porteremo alcune esigenze da partito di governo... Bisogna trovare un equilibrio a partire dal lavoro”.

Se non è un diktat, gli somiglia molto. Mdp punta ad attaccare sul fronte della riscrittura dei conti pubblici, mettendone a rischio l’approvazione per avere in cambio la modifica della legge elettorale che resta il suo obiettivo principale. Posizione che peraltro non dispiace alle quinte colonne anti-renziane presenti all’interno del Partito Democratico che sulla questione della modifica della legge elettorale  sono sulla stessa lunghezza d’onda degli ex compagni di partito.

Al momento, Matteo Renzi resiste e la sua “Linea del Piave” del no alla modifica dei “Consultellum”, costruita con l’apporto non disinteressato della pattuglia dei sopravvissuti alfaniani, tiene. Fino a quando? C’è lo scoglio Sicilia che ogni giorno diventa sempre più simile a una vetta dolomitica. Una sconfitta di Fabrizio Micari, candidato “demo-alfaniano”, il prossimo 5 di novembre potrebbe avere come diretta conseguenza il rovesciamento del trono al Nazareno. Cosa di più desiderabile per D’Alema e compagni che assistere alla defenestrazione dell’arcinemico Renzi? O quanto meno a che il giovanotto si trasformi, per mano dei tanti “cacicchi” che prosperano tra le prime e le seconde file “dem”, in “un’anatra zoppa”, come gli americani definiscono un politico dimezzato nei poteri. Se la sinistra non ha ancora aperto il fuoco contro le postazioni governative è perché è alle prese con la sistemazione dell’ultimo tassello del mosaico: il reclutamento del titubante Giuliano Pisapia.

Nel momento in cui anche “Campo Progressista” sarà allineato sull’assetto tattico-strategico disegnato da Massimo D’Alema e illustrato da Pier Luigi Bersani, si apriranno le danze. E per la vita già grama del governo Gentiloni ogni giorno a venire potrebbe essere l’ultimo del suo mandato. Per parare il colpo il premier dovrà convincere il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a fare sostanziali concessioni a Mdp. Ma fin dove “Via XX Settembre” potrà spingersi prima che i guardiani di Bruxelles impongano lo stop? Il sentiero su cui Mdp intende trascinare il governo è stretto. I temi della trattativa saranno quelli della modifica del Jobs Act, degli sgravi per il lavoro giovanile, della sanità, della fiscalità generale. Bersani si dice pronto a drammatizzare il confronto con il governo. Il punto è capire fino a quanto gli ex piddini sono disponibili a tirare la corda prima che questa si spezzi. E non è detto che, alla fine della fiera, l’obiettivo occulto di Mdp non sia proprio quello di tagliare la corda lasciando il Pd renziano con il cerino acceso tra le mani. Dunque molte ipotesi ma una sola certezza: pur di asfaltare il nemico insediato al Nazareno Mdp è pronta a fare patti con il Maligno. Anche se oggi il diavolo veste Grillo (Beppe).

Aggiornato il 14 settembre 2017 alle ore 22:55