Le pretese delle Ong e l’Italia debole

La posta in palio della partita che la maggioranza delle Organizzazioni non Governative ha ingaggiato con il ministero dell’Interno italiano non riguarda la presenza o meno delle forze di polizia sulla navi che trasportano i migranti. In ballo c’è molto di più dei controlli e delle eventuali restrizioni alla raccolta in mare dei disperati in cerca di benessere sul territorio europeo. C’è la predominanza delle ragioni umanitarie internazionali sulle leggi dei singoli Stati. E c’è, soprattutto, la pretesa di chi si autonomina rappresentante di queste ragioni umanitarie di sentirsi superiore a qualsiasi norma di dimensione nazionale.

Posta in questi termini, la questione può apparire di grande rilevanza per il futuro del pianeta. Le ragioni umanitarie che predominano sulle legislazioni nazionali sono la dimostrazione lampante che i tanti singoli Stati in cui è ancora suddivisa la terra non hanno più ragione d’essere e che il futuro, anche quello più prossimo, è destinato ad essere segnato da un umanitarismo generalizzato a cui dovrebbe in prospettiva corrispondere un vero e proprio governo mondiale fondato sull’ideologia politicamente corretto.

La realtà, invece, è completamente diversa. Le Ong rivendicano il loro diritto ad essere al di sopra della legge italiana non solo perché considerano superiori le ragioni umanitarie, ma soprattutto perché sono convinte che imporre questa superiorità al nostro Paese sia più facile che farlo con qualsiasi altra nazione europea. Malta compresa.

Non una sola nave Ong ha condotto il suo carico di dolore in un porto mediterraneo diverso da quelli italiani. Solo perché gli abitanti del Bel paese sono la “brava gente” degli stereotipi o, più sicuramente, perché nessun governo italiano avrebbe mai osato sequestrare i battelli delle Organizzazioni non Governative come avrebbero tranquillamente fatto i governi degli altri Paesi europei?

Il problema, allora, non è solo che i responsabili delle Ong si sentono legibus solutus, ma soprattutto è che sono convinti che imporre queste loro pretese al nostro Paese sia molto più facile che farlo con altri. Se così è, che aspetta il governo a dichiarare fuorilegge chi oggettivamente aiuta e fiancheggia i nuovi schiavisti?

Aggiornato il 02 agosto 2017 alle ore 20:36