Se si usa Falcone contro la libertà

Secondo i giacobini di ultimo conio, la sentenza della Corte Europea che ha cancellato la condanna di Bruno Contrada ha ringalluzzito la mafia. Quest’ultima, per dare un segnale di ripresa, ha fatto tagliare la testa della statua di Giovanni Falcone e fatto bruciare una fotografia del magistrato assassinato a Capaci.

La tesi appare fondata su una logica contorta. Che sembra carica del sospetto di una qualche influenza perversa della mafia sui giudici europei. Ma che non sembra tenere conto della banale considerazione che se la mafia riesce a condizionare così pesantemente non un qualche tribunale italiano ma un’istituzione di livello comunitario, non ha certo bisogno di far staccare la testa di una statua o di far dare fuoco a una fotografia per testimoniare il proprio ritorno. C’è oggettivamente una sproporzione tra l’attribuzione di una sorta di onnipotenza alla mafia e il fatto che per dimostrare la loro resurrezione i mafiosi si limitino a gesti che saranno pure simbolici ma che appaiono semplicemente vandalistici.

L’illogicità della tesi giacobina alimenta, semmai, la preoccupazione che la presunta rinascita della mafia sia solo un pretesto per favorire l’approvazione da parte del Parlamento della nuova legge antimafia. Quella che estendendo ai reati di corruzione la legislazione emergenziale usata per combattere il fenomeno mafioso rischia di produrre un ulteriore giro di vite autoritario sulla società italiana.

Nessuno può affermare che gli sfregi alla statua e alla fotografia di Falcone siano stati compiuti a bella posta per spianare la strada alla nuova legge. Di sicuro, però, gli sfregi, che possono essere stati compiuti da qualche scellerato imbecille, vengono usati dai neo-giacobini per spingere in favore del nuovo giro di vite autoritario, quello che se dovesse entrare in vigore rischierebbe di paralizzare l’intera vita pubblica e amministrativa del Paese con ricadute disastrose sulla libertà di tutti i cittadini.

Giovanni Falcone combatteva la mafia. Usare il suo ricordo per combattere la libertà degli italiani è una forsennatezza aberrante, degna del giacobinismo più becero e nefasto di un passato che non passa.

Aggiornato il 12 luglio 2017 alle ore 19:27